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Processo-bis e licenziamento: altre due grane per Cuffaro

L’ex governatore dovrebbe essere in città a febbraio per rispondere dell’accusa di concorso esterno in associazione mafiosa, ma difficilmente si presenterà. Intanto l’ex senatore perderà il posto di dipendente dell'Ispettorato alla Sanità

PALERMO. La perdita del posto di lavoro come medico alla Regione e l'incubo processo-bis. Altre due grane incombono su Totò Cuffaro.
L'ormai ex senatore, condannato con sentenza definitiva a sette anni di carcere per favoreggiamento aggravato alla mafia e violazione del segreto istruttorio, perderà il posto di lavoro alla Regione siciliana, secondo gli uffici regionali preposti. L'ex senatore, infatti, che è medico specializzato in radiologia, è dipendente dell'Ispettorato regionale alla Sanità dal 1989 e dal 1991, dopo la prima elezione all' Assemblea regionale siciliana, è in aspettativa. Dagli uffici della Regione spiegano che la posizione lavorativa di Cuffaro sarà esaminata non appena giungeranno gli atti della Cassazione. Se non sarà l'ex senatore a dimettersi, il dipartimento salute della Regione, che ha la competenza sull'Ispettorato alla sanità, aprirà la pratica per la risoluzione del contratto di lavoro, in base alle disposizioni di legge. Cuffaro ha un'anzianità di servizio di 21 anni, ma in pratica ha svolto le mansioni di dipendente soltanto per due anni perché dal 1991 in poi, ha fatto il politico a tempo pieno.
Intanto su di lui grava anche un altro processo, in cui è imputato a Palermo per concorso esterno in associazione mafiosa e che dovrebbe concludersi il prossimo mese con rito abbreviato, davanti al Gup, Vittorio Anania. L’ex governatore, dunque, dovrebbe tornare nel capoluogo siciliano, giovedì 3 e mercoledì 16 febbraio ma, un pò per vergogna e un pò perché teme di scontare la pena a Palermo, difficilmente si presenterà. I suoi difensori, infatti, sono ben consapevoli del fatto che la giurisprudenza del tribunale di sorveglianza del capoluogo siciliano è più severa con i condannati per reati aggravati dal favoreggiamento a Cosa nostra. Allo stesso modo, gli arresti domiciliari a Palermo non sono facilmente concessi. Dal canto suo, Cuffaro, per niente rassegnato, non vuole rinunciare a difendersi in prima persona anche nel processo-bis, ma la sua volontà rimane quella di restare nel carcere romano e di evitare una seconda condanna, magari col meccanismo della “continuazione” con i sette anni decisi sabato dalla Cassazione.

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