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Schiavone, maratona vincente

L'azzurra si è qualificata per i quarti di finale battendo nella partita più lunga nella storia degli slam la russa Svetlana Kutznetsova in 4 ore e 40 minuti di gioco

MELBOURNE. Non è stata una partita di guerra ma una guerra. Fredda, senza esclusione di colpi. La battaglia tra Francesca Schiavone e Svetlana Kutznetsova è come un match di pugilato al quindicesimo round, Rocky contro Apollo Creed. Duro, infernale, spietato. La conseguenza è stata la storia, la leggenda di un match passato agli annali come il più lungo di sempre nella storia degli slam. Una partita fatta di racchette che sembravano pugni, creata e costruita punto per punto da due donne che agonisticamente, sul campo della Hisense Arena, si odiavano. Volevano prevalere l’una sull’altra, e hanno dato la vita per farlo, sullo sfondo di una giornata australiana meravigliosa, che ha contribuito a costruire l’unicità dell’evento.

Il risultato? Ha vinto la nostra Francesca Schiavone in 4 ore e 30 minuti con il punteggio di 6-4 1-6 16-14. Il precedente record di durata (4 ore e 19 minuti) apparteneva alla partita tra la Zahlavova e la Koulikova, sempre qui in Australia lo scorso anno. La Leonessa ha rischiato di perdere questo match, eccome: ha salvato qualcosa come sei match point con la forza della disperazione, aiutata anche dai soliti black out mentali della russa. La milanese si è così qualificata per i quarti di finale dello slam. L’azzurra ha centrato così un altro, prestigioso traguardo: è riuscita ad entrare tra le magnifiche otto in tutti i major. A 31 anni un altro risultato grandioso dopo la vittoria del Roland Garros 2010. E pensare che le prime tre apparizione della Schiavone a Melbourne non erano certamente state esaltante: molta sofferenza, troppo nervosismo.

Contro la Kutznetsova sembrava spacciata in partenza: la russa, tornata ai suoi livelli (nonostante sia la numero 23 al mondo) sembrava troppo forte, soprattutto dopo la partita contro la Henin. Tutto spazzato via da una partita che non ha avuto niente di tennisticamente bello (con una marea di errori: 134 in tutto, 67 a testa) e che passerà alla storia solo per la sua incredibile e sterminata ferocia. Per una volta la tecnica e tutto il resto passano però davvero in secondo piano di fronte alla sintesi dell’emozione pura dello sport. Uno contro l’altro, solo per farsi male. Alla fine, come recitava Highlander, ne è rimasta una sola, e per fortuna nostra è stata la Schiavone. Adesso c’è l’impegno contro la Wozniacki, nella rivincita del Roland Garros 2010. L’azzurra sentirà la fatica di questa incredibile maratona odierna? Possibile, ma oggi nessuno sembra avere voglia di pensarci

Gli altri – Di fronte ad un’impresa così tutto rischia di passare in secondo piano, anche la vittoria di Roger Federer, che ha battuto (pure lui) un altro record: lo svizzero sconfiggendo in quattro set Tommy Robredo (6-3 3-6 6-3 6-2) ha raggiunto un’altra racchetta leggendaria come Jimbo Connors in testa ad un’altra speciale graduatoria. Il detentore in carica infatti ha raggiunto i quarti di finale in un torneo dello slam per la ventisettesima volta consecutiva. Una striscia mostruosa: basti pensare che dopo Federer e Connors il terzo sul podio è Ivan Lendl a quota 14, lontanissimo (seguono Bjorn Borg con 12 e Pete Sampras a 11).

Altra prestazione mostruosa di Djokovic, che sta spazzando via qualunque cosa incontri per strada. Poco da dire e da scrivere su questa partita, finita 6-3 6-4 6-0: troppa la superiorità del serbo a dispetto di un Almagro che al solito torna a casa da eterno incompiuto o da brutto anatroccolo, fate voi. Nicolas è sempre bello da vedere ma la verità è che al momento decisivo si scioglie come neve al sole. Adesso Nole incontrerà Tomas Berdych (testa di serie numero 6) ai quarti di finale: il ceco ha battuto nettamente Fernando Verdasco (6-4 6-2 6-3), con lo spagnolo che scarico fisicamente non ha opposto praticamente resistenza.Tra le donne vittorie della Wozniacki e della Na Li (semifinalista qui lo scorso anno) contro la Azarenka.

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