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Cuffaro, il pg della Cassazione: non c'è prova su mafia

Lo ha detto il sostituto procuratore generale Giovanni Galati nella sua requisitoria, in cui chiede l'annullamento con rinvio della condanna a 7 anni

ROMA. Per la Procura Generale della Cassazione, l'ex governatore della Sicilia Salvatore Cuffaro non può essere accusato di favoreggiamento aggravato di Cosa Nostra perché manca la prova "di aver voluto favorire il sodalizio mafioso. Di conseguenza - sempre secondo la Procura generale -  si prescriverebbe l'accusa di aver favorito il boss Guttadauro e rimarrebbe in piedi solo l'accusa di favoreggiamentosemplice del manager della sanità Aiello, episodio che potrebbe prescriversi nel prossimo mese di aprile. Lo ha detto il sostituto procuratore generale Giovanni Galati nella sua requisitoria, tuttora in corso, al processo contro Cuffaro.
Galati ha chiesto l'annullamento con rinvio della sentenza di condanna a sette anni di reclusione per Cuffaro, chiedendo alla Corte d'Appello di Palermo di rideterminare la pena al ribasso.
Secondo il pg, infatti, è da considerarsi prescritto "l'episodio di favoreggiamento nei confronti di Guttadauro e Miceli, in quanto non è configurabile a suo carico l'aggravante mafiosa: siccome il fatto risale al 2001, risultano decorsi i termini di prescrizione". Rimane invece in piedi, ha proseguito Galati, "la contestazione del favoreggiamento semplice nei confronti del manager della Sanità Aiello, l'episodio risale al 2003". In pratica i giudici di Palermo dovranno rideterminare la condanna solo per questo ultimo reato dal momento che la continuazione con l'altro episodio viene meno.

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