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La serie A è il campionato più bello del mondo

Quando dico - e ripeto da lunghi anni, naturalmente in disaccordo con la gran parte dei critici esterofili - che il campionato italiano è il più bello del mondo, mi viene fortunatamente in soccorso l'Udinese che in pochi giorni dà spettacolo prima a San Siro eppoi a Marassi, rifilando quattro gol di egregia fattura al Milan e altrettanti, pur bellissimi, al Genoa, giocando in questa fase il miglior calcio nostrano grazie all'estro liberato di Guidolin.
Vorrei aggiungere la qualità esibita dal Cagliari di un Donadoni rivoluzionario, tale da giustificare il successo su un Palermo che pure può gridare all'ingiustizia per una decisione arbitrale ma non per il risultato finale. E ci metterei anche il Cesena, capace di tener testa alla squadra tecnicamente più ricca del campionato ma devastata dalle risse interne, la Roma che può esibire riserve come Borriello o Vucinic, fino a quando una scelta arbitrale infelice non raddoppia il regalo di tre punti già avuto dai giallorossi nella partita con il Catania: il Cesena, mi viene da dire, è in forte unicredit con il destino e spero che si salvi.
Avrei altri esempi da fare, ma la chiudo qui per dire che non trovo altrettante emozioni e qualità tecniche nel campionato spagnolo in mano - come sempre - a Barcellona e Real, protagonisti di una dittatura economico/politica che finisce per ridimensionare anche il recente successo mondiale della Spagna, presto dimenticata dalla comunicazione globale e, naturalmente, dal Pallone d'Oro che ritengo giustamente assegnato al divertentissimo Messi. E aggiungo - e mi scuso se irrito qualcuno - che trovo tecnicamente povero anche il campionato inglese, fermo restando che è più emozionante di quello spagnolo se non altro perchè al vertice ci sono due tecnici italiani di valore come Mancini e Ancelotti.
Salendo verso valori più certi e continui, saluto il ritorno alla grande dell'Inter e al tempo stesso anche la felice idea di Moratti (non gliene ho mai attribuite troppe) di recuperare Leonardo che ha avuto soprattutto il merito di resuscitare l'orgoglio e la professionalità di un gruppo improvvisamente sparito nella noia del successo. Giusti gli applausi per il recordman Xavier Zanetti, un campione che ebbi la felice occasione di accogliere al suo arrivo in Italia: vorrei solo capire perchè il fenomeno argentino è riuscito a sottrarsi alla catena d'infortuni, proprio come sta facendo Del Piero in una Juve ospedaliera ma anche modesta, più «operaia» della stessa Fiat che si fa americana; un'idea ce l'ho: l'età non più lieve di questi campioni vuol dire esperienza, autorevolezza, capacità di far pesare il proprio punto di vista nei programmi di lavoro; quando si parla dello juventino, poi, non si può dimenticare come la Juve di fine anni Novanta gli abbia fatto vivere stagioni a dir poco drammatiche, ragion per cui il contratto gli sarà rapidamente rinnovato con sua grande soddisfazione.
Chi lavora «all'antica», vorrei anche dire, ottiene comportamenti e risultati eccellenti e mi piace citare tanto il Mazzarri del Napoli quanto il Reja della Lazio. E aggiungere che uno dei meriti di Leonardo è proprio quello di rifarsi alla tradizione del mister tecnico e psicologo alla Mourinho che in verità all'Inter era già esistito e si chiamava Mago. Ed ecco, per il nostro piacere, arrivare Udinese-Inter: buon divertimento.

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