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Contrada, confermati i domicliari

L'ordinanza del Tribunale di sorveglianza di Palermo: "Nessuna libertà condizionata perché non collabora con la giustizia". Il legale: "Ma è innocente"

PALERMO. Il reato per cui è stato condannato, concorso in associazione mafiosa, è "ostativo" alla concessione della "liberazione condizionale" in assenza del "requisito di collaborazione con la giustizia". Lo afferma il Tribunale di sorveglianza di Palermo nell'ordinanza con cui conferma gli arresti domiciliari, per gravi motivi di salute, a Bruno Contrada, che sta scontando nella sua abitazione di Palermo la pena comminatagli di 10 anni di reclusione.
Secondo i giudici, resta ai domiciliari perché "nessuna struttura penitenziaria" può "garantire ad un soggetto anziano e malato come Contrada condizioni di vita e di assistenza medica compatibili con il suo stato di salute pisco-fisica".
Ma la libertà condizionata, sollecitata dal legale dall'ex funzionario del Sisde, l'avvocato Giuseppe Lipera, per il Tribunale di sorveglianza non è concedibile per il tipo di reato per cui è stato condannato, a prescindere dall'età e dallo stato di salute del detenuto, per "l'assenza del prescritto requisito della collaborazione con la giustizia". Contro questa parte dell'ordinanza l'avvocato Lipera ha presentato un ricorso in Cassazione, chidendone l'annullamento senza rinvio. "Nel caso di Contrada - spiega il legale - questo presupposto sarà sempre assente perché impossibile: condannato solo per accuse generiche e infamanti di 'pentiti' non può collaborare con la giustizia perché è innocente, estraneo alle responsabilità per cui è stato ingiustamente condannato".

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