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Patto Pd-Lombardo, domenica referendum a Caltagirone

Dopo Enna tocca agli elettori del partito del centro catanese esprimersi sul gradimento dell'asse con il presidente della Regione

PALERMO. In un clima incandescente, il Pd misurerà domenica il gradimento del patto con Lombardo da parte dei suoi elettori. Per la seconda volta in poco più di un mese la parte più critica dei democratici chiama a raccolta il suo popolo in un referendum. Dopo quello di Enna è la volta di Caltagirone, prova generale di un test che l’ala più ostile a Lombardo vorrebbe organizzare su scala regionale.



E proprio questa è la chiave di lettura politica del test di domenica a Caltagirone. L’allargamento del malessere contro Lombardo ha un fondamento che può essere decisivo? Negli ultimi giorni l’area Innovazioni - che fa capo a Francantonio Genovese, Totò Cardinale e Nino Papania - ha ufficializzato il proprio malessere verso Lombardo. Sarebbe - è l’analisi di Giovanni Barbagallo - il colpo di grazia per l’asse Lombardo-Lumia-Cracolici.



Fino a oggi il no al governatore ha viaggiato sulla posizione di Enzo Bianco a Catania, Bernardo Mattarella, Rita Borsellino e Tonino Russo a Palermo, Manuel Donegani nel Nisseno, Mirello Crisafulli nell’Ennese. E proprio Crisafulli ieri ha analizzato la posizione critica verso Lombardo espressa in questi giorni da Papania e Genovese: «Qualcuno pensa che possa essere un modo per alzare il prezzo nelle trattative con il governatore? Non lo so. Io credo che c’entri anche la crescita del terzo polo di cui Lombardo è un leader e che, alla fine, avverrà solo a danno del Pd». In questo senso potrebbe giocare un ruolo la posizione che Fioroni (alla cui corrente si iscrivono gli uomini di Innovazioni) ha assunto a livello nazionale: un asse con Veltroni nato per indebolire Bersani. E proprio gli uomini di Bersani e Franceschini sono per ora in Sicilia i più vicini a Lombardo. Barbagallo ha aggiunto che «un governo regionale che non sta portando risultati è un danno e non può avere la copertura del Pd». Ma - ha notato ancora il parlamentare etneo - da tempo l’area Innovazioni non nasconde più la volontà di arrivare a un governo politico con assessori chiamati direttamente dai banchi del Pd.



In ogni caso, ruota tutta intorno alla posizione degli uomini di Genovese e Papania la partita. Perchè per il resto Antonello Cracolici e Beppe Lumia restano i garanti dell’accordo con Lombardo. E il segretario Giuseppe Lupo rimanda tutto all’assemblea generale del Pd - organo che comprende circa 300 delegati - che si terrà a fine mese. Lì però Crisafulli, Mattarella e Bianco rilanceranno la proposta di un referendum regionale che metta in crisi l’alleanza con Lombardo.



Intanto, via alla consultazione di Caltagirone. Ieri il segretario locale, Gaetano Cardiel ha illustrato l’organizzazione. Annunciando che le urne saranno aperte anche per i minorenni: potranno votare quanti hanno già compiuto 16 anni, anche se non sono iscritti al Pd. Una mossa che aveva già caratterizzato il referendum di Enna.



Le urne saranno aperte dalle 8 alle 21. Secondo Cardiel, il referendum si rende necessario perchè sebbene «il sostegno politico organico al governo Lombardo» sia «una scelta legittima del vertice del Pd siciliano» è però «una svolta rispetto all'orientamento espresso dalla base del partito alle primarie» del 2009, quando «il 70% dei 200 mila partecipanti bocciò la linea di collaborazione tra Pd e governo Lombardo». Da qui il quesito che verrà rivolto agli elettori: «Condividete l'ingresso del Pd nella maggioranza che sostiene il presidente Lombardo?». E proprio alla vigilia di questo appuntamento un’altra ala del partito, quella che fa capo a Ignazio Marino, ha ufficializzato la propria posizione. Per Giovanni Bruno «il gruppo parlamentare del Pd, come sosteniamo sin dall'inizio, appoggiando Lombardo ha commesso un grave errore politico perchè consente la sopravvivenza di un presidente che è e rimane di centrodestra, ormai alleato di Fli e Udc, e che ha dimostrato e dimostra una totale mancanza di capacità di governo».

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