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Vizzini: "Precari? Rinuncia allo sviluppo"

Vi sono due fatti che stanno accadendo, quasi contemporaneamente, nella nostra terra. Sembrano cose diverse, senza collegamento tra loro, ma in realtà non è così: la Regione per un verso tenta di operare una nuova imbarcata di precari in modo clientelare ed a Palermo il Teatro Biondo, senza soldi, sospende le attività. Da un lato vi è una scelta chiara che è quella di rinunciare allo sviluppo che crea occupazione, sottraendo risorse alle imprese, difendendo l'assistenzialismo che si trasforma in questo modo da problema in soluzione.
Spiace che in questo errore cadano persone perbene come Piraino ma operando in questo modo si creano false aspettative, futuri disordini per i rinnovi dei contratti, ma soprattutto si dice con chiarezza a tutti i giovani disoccupati o in attesa di un'occupazione che è inutile studiare e specializzarsi per concorrere ad un lavoro perché questa scelta è irrevocabilmente respinta dalla politica della Regione. Tutto il mondo delle imprese, con in testa la Confindustria Sicilia di Ivan lo Bello, avversa questa scelta, sulla quale dunque va fatta una
riflessione per rinunciarvi. Respingendo così la logica dei falsi posti di lavoro, delle elemosine e del fatto che per ottenere queste prebende conti solo un titolo, averci un amico che conta, al quale magari si può dare un voto. Se non sarà così il vero rischio è che l'impresa decida di lasciare la Sicilia dovendo valutare che in questa regione anziché creare servizi ed infrastrutture che da noi non esistono, si distribuiscono elemosine. È d'altronde paradossale che in una Regione nella quale un giovane su tre è disoccupato si scelga la strada dell'assistenzialismo e per giunta per pochi privilegiati alla faccia della parola "bando" che in questo caso puzza solamente di ingiustizia.
L'altra vicenda, quella del Teatro Biondo, è gravissima e nessuno può pensare di chiudere non un teatro ma un pezzo della storia e della cultura di Palermo. Che poi questo possa avvenire per un contenzioso che fa mancare tre milioni e mezzo è ancora più grave. Le Istituzioni devono collaborare tra di loro perché la quinta città d'Italia non può pensare che cavilli giudiziari cancellino la storia di uno dei suoi più importanti teatri mentre proprio nelle scorse settimane intere pagine di giornali venivano riempite dall'elenco dei contributi versati a destra ed a manca, in taluni casi non certo per difendere la cultura e la storia di questa terra.
Abbiamo voluto mettere insieme queste due vicende apparentemente lontane perché deve essere chiaro che una terra che rinuncia allo sviluppo ed alla cultura, rinuncia, di fatto contemporaneamente alla propria storia ed al proprio futuro e questo davvero non si può consentire. È difficile essere ottimisti ma siamo convinti che un sussulto di dignità sia ancora possibile.
Gli amministratori pubblici se ci sono battano un colpo e lo facciano, se possibile, per i cittadini, tutti i cittadini, di qualunque parte e di qualunque colore politico perchè questo va fatto per la Sicilia ed i siciliani.
*Presidente della Commissione Affari costituzionali del Senato

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