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La battaglia sul federalismo

Comincia la "battaglia" sul federalismo, per il momento solo fiscale, sui giornali e nelle dichiarazioni dei politici. Chi ci guadagna e chi ci perde? Solo per fare un esempio l'Aquila dovrebbe perdere il 66% delle entrate, Napoli il 61% e Messina il 59%, mentre Bologna guadagnerà il 40%, Milano il 34%, Olbia addirittura il 180%, seguita da Imperia col 105%. Ma chi ha stabilito tutto questo? Uno studio del Pd che però viene contestato un pò da tutti: dal ministro Tremonti, in primo luogo, da Luca Antonini (presidente della Commissione per il federalismo fiscale), dal Pdl, Lega e altre forze politiche. In realtà non esiste ancora un criterio "scientifico" in queste previsioni e tutti si dilettano a screditare o a enfatizzate il federalismo, a secondo della convenienza politica. Oggi, infatti, nessuno è in grado di affermare quanto il cittadino ci perderà o ci guadagnerà con l'applicazione del federalismo fiscale. C'è una gara di studi, di ipotesi, di previsioni che vengono strumentalizzati politicamente, provocando polveroni ed anche un certo panico, di volta in volta, a seconda della forza politica che "lancia" l'allarme o rassicura i cittadini preoccupati..
Anche la Confartigianato si è esercitata a elaborare una previsione sui costi futuri,alimentando nuove polemiche. Il presidente della Regione Lombardia, Formigoni, ha trovato il modo di osservare che, essendo la sua regione "tra le più virtuose" si dovrebbe mettere in discussione il metodo dei tagli "lineari" della spesa pubblica. In altre parole, chi risparmia nella spesa pubblica deve essere premiato. Formigoni si riferisce, ovviamente, alle regioni del sud e, in particolare, alla Sicilia di Lombardo che ha deciso in questi giorni di assumere altri 4000 precari nella sanità. Non sembra però dello stesso avviso l'assessore regionale all'Economia, Gaetano Armao, che ha dichiarato di voler "sganciare la Sicilia dal carro del federalismo fiscale nazionale che corre diritto verso la sperequazione". Non fa mistero questo assessore (ma non è il solo) che vuole tornare al negoziato con lo Stato, cioè al vecchio metodo dell'assistenzialismo, con corrispettivi monetari, mentre la Regione Puglia insiste sulla necessità del rinvio del federalismo fiscale. Come si vede le lingue sono ancora tante. E a complicare le cose ci si mette anche Roberto Calderoli che, per accelerare l'approvazione degli ultimi due decreti attuativi del federalismo fiscale, ipotizza uno scambio di favori (cioè la discussione sulla riforma elettorale) con Fli,Pd e Udc. Fra reticenze, smentite e contraddizioni la partita del federalismo fiscale è tutt'altro che chiusa ed è comprensibile che la Lega, pur di vedere presto al traguardo questa riforma, schiacci un occhio all'opposizione. Ma il rischio è di indebolire ancora di più lo schieramento di maggioranza e di aprire le porte alle elezioni anticipate. Lo vedremo presto,in gennaio.

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