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Infrastrutture, ultimatum dell'Ance alla Regione

L'allarme dei costruttori siciliani: tolti tutti i fondi strutturali assegnati per nuove opere e pagamenti bloccati. L'assessore Russo: allarme condivisibile, pronti a redigere un disegno di legge di riforma del settore

PALERMO. Alla Sicilia sono stati tolti tutti i fondi strutturali assegnati per nuove infrastrutture, pari a 6 miliardi di euro; non ci sono altre risorse per finanziare le 29 opere pubbliche già progettate e pronte da tempo per essere cantierate; i pagamenti per lavori eseguiti sono bloccati da anni per un ammontare di oltre un miliardo di euro; solo nello scorso mese di novembre hanno chiuso centinaia di aziende e sono stati licenziati migliaia di dipendenti. E' la denuncia del Comitato di presidenza dell'Ance Sicilia che, nella conferenza stampa convocata oggi a Catania, ha tracciato un quadro drammatico della crisi del settore edile e ha notificato un "preavviso di sfiducia" alla classe politica, assieme ad un elenco di provvedimenti normativi ritenuti "urgenti e indispensabili per salvare il salvabile".
All'incontro erano presenti oltre al presidente, Salvo Ferlito, e ai vertici regionali dell'associazione dei costruttori anche il leader di Confindustria Sicilia Ivan Lo Bello. In base alla precedente ricognizione fatta da Ance nazionale, la Sicilia aveva a disposizione quasi 6,5 miliardi di euro sui programmi regionali Por 2007-2013 per realizzare 29 opere già progettate e cantierabili. Ma di recente il ministro degli Affari regionali, Raffaele Fitto, ha rimodulato queste risorse, assegnandone circa 4 miliardi al solo Ponte sullo Stretto (gli altri 2,5 miliardi sono andati a Regioni del Nord) e assegnando a quelle 29 opere 2,5 miliardi di fondi Fas che, di fatto, non sono ancora disponibili, e che comportano un cofinanziamento regionale di pari importo, somma di cui la Regione non dispone. Il risultato è che alla Sicilia sono rimaste concretamente solo quattro grandi infrastrutture (il Ponte sullo Stretto, la Caltanissetta-Porto Empedocle, la Palermo-Agrigento e la Siracusa-Catania), tutte in mano ai general contractor operatori che non lasciano nulla al territorio e alle imprese locali. A ciò si aggiunge che da anni sono bloccati pagamenti alle imprese per lavori già eseguiti, per un totale di oltre un miliardo di euro. Soldi che verranno a mancare - ad un settore già in coma - per tutta la metà del 2011, a causa del ricorso all'esercizio provvisorio da parte della Regione.
Di conseguenza, non ci sono più soldi per la quasi totalità del settore edile. Prova ne siano il calo costante dei bandi di gara pubblicati (-60% nel 2010, -50% nel 2009 e nel 2008), la perdita di 30 mila posti di lavoro nell'ultimo biennio (di cui circa 20 mila solo quest'anno) e la chiusura di centinaia di imprese. "Le aziende edili di fascia media sono tagliate fuori - ha commentato Salvo Ferlito, presidente regionale di Ance Sicilia - schiacciate fra le grandi imprese che, pur di lavorare, partecipano in massa anche a gare di piccolissimi importi praticando ribassi impossibili fino al 53%. Le risposte che aspettavamo da Regione e Ars non sono giunte. Oggi lanciamo alla classe politica l'ultimo avviso".
L'assessore regionale alle Infrastrutture, Pier Carmelo Russo, intervenendo telefonicamente alla conferenza stampa, ha annunciato che con provvedimento amministrativo bloccherà subito il criterio di aggiudicazione al massimo ribasso e richiamerà le stazioni appaltanti al ricorso al criterio dell'offerta più vantaggiosa, impegnandosi a redigere comunque un disegno di legge di riforma del settore. "L'allarme lanciato dai costruttori siciliani sull'eccessivo ribasso con il quale vengono aggiudicati gli appalti è assolutamente condivisibile - ha detto Russo -. Risulta, comunque utile ricordare che la norma che stabilisce il ricorso al massimo ribasso non è figlia di una scelta regionale ma deriva da una procedura di infrazione avviata dall'Unione Europea che ci avrebbe esposto ad una dolorosa condanna".
Da parte sua, il presidente di Confindustria Sicilia, Ivan Lo Bello, nell'apprezzare la sensibilità dell'assessore, ha comunque ribadito che "l'obiettivo principale deve restare l'ottenere l'approvazione di una legge che risolva radicalmente tutti i problemi. Non ci possiamo accontentare di provvedimenti tampone che non possono garantire soluzioni definitive".

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