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Palermo, dopo Natale riprende la lotta

Dopo il sì del Senato al decreto Gelmini, ormai diventato legge, gli universitari e gli studenti delle scuole superiori del capoluogo si prendono alcuni giorni per riorganizzare la protesta

PALERMO. Pausa di Natale, pausa di riflessione. Dopo il sì del Senato al decreto Gelmini, ormai diventato legge, gli universitari e gli studenti delle scuole superiori di Palermo si prendono alcuni giorni per riorganizzare la «lotta». Le manifestazioni, infatti, riprenderanno con l’arrivo del nuovo anno, con la protesta che si trasforma per diventare anti-governativa e le occupazioni che cessano. «Abbiamo bisogno di metterci tutti attorno un tavolo, anche con gli studenti medi – ha spiegato Giorgio Martinico, leader della protesta nella facoltà di Lettere e filosofia – e capire il da farsi. Una cosa è certa, non ci fermeremo finché questo governo non se ne andrà a casa. Se disoccupiamo non è perché non vogliamo passare qui le feste – ha aggiunto lo studente – ma perché catalizzerebbe poco l'attenzione della gente. Abbiamo ancora bisogno di scendere in piazza».
Così, per cambiare è necessario puntare tutto sull'autoriforma: «Vogliamo che il cambiamento parta dal basso, ascoltando le richieste degli studenti – ha spiegato Martinico –. Questa riforma non ci piace come questo governo, non ci riconosciamo in nessun partito. Proprio per questo vorremmo che qualsiasi governo ci fosse pensasse soprattutto ad ascoltare la gente uscendo dalle classiche logiche politiche».
E sulle manifestazioni violente di mercoledì, gli studenti protagonisti del lancio di fumogeni, pietre e cariche contro i poliziotti davanti alla sede della Regione siciliana, a palazzo d’Orleans, hanno ammesso di avere esagerato: «La nostra forma di protesta è stata forte e impegnativa – hanno detto – ma alcune cose si potevano evitare, come il lancio di pietre». Intanto, proprio sugli scontri di mercoledì, non si sprecano i commenti e il sindaco di Palermo, Diego Cammarata, definisce l’ultima giornata di manifestazione «un’occasione perduta per dimostrare che si può esprimere dissenso attraverso una protesta pacifica – ha detto –. Purtroppo così non è stato e questo offusca agli occhi dell'opinione pubblica le ragioni, anche se non condivisibili, di quanti invece intendevano manifestare pacificamente».
Hanno espresso tutta la loro soddisfazione per l’approvazione del decreto legge Gelmini, invece, i giovani di Azione Universitaria: «Stiamo vivendo un momento che resterà nella storia dell'università italiana – ha dichiarato Gaetano Sciortino, coordinatore provinciale del movimento – con questa riforma finirà l'epoca dei baroni nelle facoltà e dei concorsi truccati per accedere alla carriera accademica; finiranno inoltre gli sprechi di risorse pubbliche per finanziare corsi di studio con pochi iscritti e senza sbocchi nel mondo del lavoro», ha concluso.
Il collettivo «20 luglio» di Scienze politiche dell'ateneo palermitano, infine, ha rivendicato «le azioni messe in atto in queste settimane, pratiche considerate strumentalmente violente ma che esprimono la progettualità politica di questo movimento - hano scritto in una nota -: dal blocco economico alle sanzioni contro banche e simboli del potere, dai cassonetti rivoltati all'occupazione di scuole e università».

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