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Commissario dello Stato impugna norme sui precari

Riguarda il disegno di legge 645, approvato dall'Ars lo scorso 14 dicembre, che stabilizza i dipendenti degli enti locali e della Regione Siciliana

PALERMO. Natale amaro per oltre 25 mila precari siciliani che prestano servizio nella pubblica amministrazione alla Regione e negli enti locali. La scure del commissario dello Stato si è abbattuta sulle norme della legge varata il 14 dicembre scorso dall'Ars che ne prevedeva la stabilizzazione.  Per accedere nella pubblica amministrazione afferma l'impugnativa "il concorso pubblico è innanzitutto, condizione per la piena realizzazione del diritto di partecipazione all'esercizio delle funzioni pubbliche da parte di tutti i cittadini". La procedura concorsuale, come prevede la Costituzione "consente infatti ai cittadini di accedere ai pubblici uffici in condizione di uguaglianza e "senza altre distinzioni che quella delle loro virtù e dei loro talentì". La prova concorsuale inoltre serve ad "che il reclutamento dei pubblici impiegati avvenga in base a criteri di appartenenza politica e garantisca, in tal modo, un certo grado di distinzione fra l'azione del Governo, "normalmente legata agli interessi di una parte politica" e quella dell'amministrazione. Inoltre nella legge manca la copertura finanziaria adeguata.       


Essa deve essere invece "credibile, sufficientemente sicura, non arbitraria o irrazionale". Per quanto riguarda infine la proroga dei rapporti di lavoro la norma prevista nella legge varata dal parlamento siciliano si connota "come uno strumento surrettizio per consentire l'immissione definitiva in ruolo dei dipendenti in questione - si legge nell'impugnativa - indipendentemente da qualsiasi forma di procedura selettiva pubblica nonché dalla necessaria, preventiva verifica dei fabbisogni di personale degli enti e dalla conseguente programmazione delle assunzioni".Secondo il commissario dello Stato inoltre "l'aver prestato attività a tempo determinato alle dipendenze dell' amministrazione regionale non può essere considerato, in mancanza di altre particolari e straordinarie ragioni, un valido presupposto per una riserva di posti".


La stabilizzazione "appare piuttosto costituire un privilegio a favore di una vasta categoria di persone che riduce indebitamente la possibilità di accesso dall'esterno, violando il carattere pubblico del concorso e conseguentemente i principi di imparzialità e buon andamento dell'amministrazione". Inoltre ritornando alla copertura finanziaria del provvedimento vi deve essere "l'obbligo del legislatore di indicare i mezzi di copertura di una nuova o maggiore spesa: non può ritenersi assolto mediante l'autorizzazione ad iscrizioni nel bilancio".   Un bilancio regionale, che "presenta, secondo quanto rilevabile dall'analisi dei conti consuntivi dell'ultimo triennio, un deficit strutturale di circa 1.500 milioni di euro all'anno".


Bloccato infine l'articolo che applica per un anno ai dipendenti delle fiere di Palermo e Messina il trattamento riservato al personale proveniente dai soppressi enti pubblici economici della Regione e confluito in una società a totale partecipazione regionale: una norma che provocherebbe "fonte di disparità di trattamento rispetto alla generalità di dipendenti di altri enti prossimi alla liquidazione"

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