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L'Inter sulla vetta del mondo

Dopo 45 anni il trofeo per club torna a Milano. Moratti replica il successo ottenuto dal padre: battuto 3-0 il Mazembe

ABU DHABI. L'Inter è sulla vetta del mondo: Massimo Moratti ripete le gesta di suo padre Angelo quando vinse la mitica Coppa - allora denominata Intercontinentale - nel 1964 e nel 1965. Da allora sono passati 45 anni ma una cosa non muta nel tempo: la forza e il carattere del club che conferma la sua tempra vincente.
L'Inter ha battuto i congolesi del Mazembe nella finale del Mondiale per club per 3-0 (Pandev, Etòo e Biabiany). Campioni d'Africa in frantumi e nerazzurri campioni del mondo. Fine di un incubo, si torna a guardare tutti dall'alto. Respira Benitez, che, a sorpresa, esclude uno degli uomini più in forma a con una vena da goleador, Dejan Stankovic, che deve masticare amaro almeno per un tempo. Nel calcio - si sa - conta il risultato e questo dà ragione a Rafa, che mostra acume da fine stratega: nei primi 20 minuti, l'Inter piega i congolesi, nonostante preghiere, riti, trombette e treccine variopinte. Non c'é macumba che tenga: l'Inter riesce nell'impresa. Il presidente lo aveva detto che voleva il trofeo a tutti i costi: "Per noi l'importante è vincere, non partecipare", aveva dichiarato un paio di giorni fa.
La traballante panchina di Benitez potrebbe ora assestarsi e, dalla città degli Emirati arabi - tra sultani e sceicchi, chador e caffetani - l'Inter potrebbe trarre la giusta spinta e intraprendere la corsa mozzafiato per riacciuffare il Milan in campionato. La festa inizia: dopo infortuni e accidenti di ogni tipo, si può esultare, perché l'Inter non solo ha stracciato i congolesi ma ha convinto sul piano del gioco, giocando una bella partita e marcando una differenza siderale rispetto agli africani. Ma questa vittoria ha tanti sapori e molte suggestioni: chiude un ciclo negativo per l'Inter e rinsalda un rapporto che sembrava ormai sfilacciato tra Moratti e Benitez. L'abbraccio finale fra i due ha suggellato un rinnovato patto, anche se poi non sono mancati tra i due accenni polemici. Gioia, lacrime, emozioni, striscioni per Sneijder (assente per infortunio), Etòo travolgente.
Il camerunese si è esaltato contro i fratelli africani e nuovamente è stato uomo partita, quello che sa essere un valore aggiunto nei momenti che contano. Il presidente si è congratulato affettuosamente con 'Samu'. L'Inter fa la storia: certo gli avversari non sono paragonabili all'Independiente. Sono i più modesti ragazzi del pur volenteroso Mazembe, con il suo codazzo di maghi e stregoni. Ma, per l'Inter, questa vittoria - il quarto 'titulo' - è catartica, perché allontana crisi e fantasmi, ricompatta l'ambiente e offre speranze di serenità. Il gruppo si è ritrovato, la squadra ha stile. Benitez osa: fuori Stankovic per la partita della vita. Dentro Thiago Motta. Schiera un 4-3-3 'mascherato' con Etòo mobile, spesso sulla linea di centrocampo, e Pandev che fa praticamente da seconda punta. I primi 20 minuti sono perfetti: Thiago Motta inventa e verticalizza, Etòo è in gran forma, Maicon, leggermente sottotono, inventa.
Giocate di prima, schemi che funzionano, l'Inter sa stare sul terreno di gioco con personalità e equilibrio. Al 13' arriva il gol che spiana la strada alla vittoria finale. Un assist delizioso, immancabile, viene servito dal Re Leone, Pandev si sblocca, controllo e tiro, tutto di sinistro. Quattro minuti dopo ci pensa Etòo a dare all'Inter la rete della sicurezza: azione ispirata da capitan Zanetti che mette al centro: palla in mezzo, Pandev non aggancia, pronto Etòo, di destro a giro. Poi il singolare festeggiamento che lascia tutti sorpresi: al camerunese vengono consegnate due buste d'acqua che lui porta a passeggio per il campo. Due a zero. Intervallo e con la ripresa arriva il momento di Stankovic che rileva Chivu. L'Inter potrebbe stravincere ma Milito non è fortunato: il Principe ha almeno tre occasioni pulite che spreca. Tuttavia, è il segno di una rinascita. La partita cambia leggermente volto quando il Mazembe tenta di reagire.
L'Inter rallenta e si fa un po' sopraffare dai congolesi, che attaccano a testa bassa, cercano il gol, soprattutto dalla distanza, e si rendono pericolosi con la loro stella: Dioko Kalyituka. Ma Julio Cesar è tornato e si vede: ci mette una pezza e salva la porta, la difesa fa muro e ora si torna a gustare il sapore dolce come il miele di una vittoria anti-crisi. L'ultimo assolo è di Biabiany (subentrato a Milito), la sua prima volta in neroazzurro: sigla il 3-0, grazie a Stankovic che lo trova in area. Nessuna emozione: palla in rete. Scocca l'ora della goia: abbracci, baci, giro di campo, è il trionfo. Dal tetto del mondo la vita, più che nerazzurra, è tutta rosa. Moratti prova l'emozione del padre Angelo, per lui é davvero una serata indimenticabile.

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