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L'Arte della civiltà islamica in mostra a Milano

Fino al 30 gennaio, al Palazzo Reale, più di 350 oggetti in giada e tessuto, legno, avorio e terrecotte descrivono un millennio di storia. Un posto di rilievo per la Sicilia e la sua naturale acculturazione mista

MILANO. Lo scontro di civiltà è uno spettro dietro l’angolo. Per scacciarlo – suggeriscono molti intellettuali musulmani “liberali”, come quelli intervistati da Nina zu Fürstenberg per il suo bellissimo “Lumi dell’Islam” edito da Marsilio nel 2004 – servirebbe pluralismo culturale, non multiculturalismo. Insomma, vivere “con” gli altri piuttosto che “accanto”. Sempre che abbia un senso parlare di “altri da noi”, specie dinanzi al linguaggio universale dell’arte.
Dinanzi al genio che non ha confini e sfugge alle classificazioni, solo stupore e incanto: sono queste le “impronte d’animo” lasciate nei visitatori dalla mostra “Arte della Civiltà islamica”, al Palazzo Reale di Milano fino al 30 gennaio. Dalle sculture ai tappeti, dalle miniature ai gioielli, piu’ di trecentocinquanta oggetti in giada e tessuto, legno, avorio e terrecotte della collezione “al-Sabah” del Kuwait descrivono un millennio di storia, ma soprattutto raccontano la straordinaria capacità di contaminazione di una “religione in movimento” che ha segnato il mondo.
Al di là del pregio di moltissime opere, l’esposizione milanese vuole quindi incantare e far riflettere grazie ai segni di artisti che hanno superato barriere di spazio e di tempo “impollinando” l’umanità, dalla Spagna all’Estremo oriente.
Isola-simbolo di questo “incontro di civiltà”, manifesto di quanti pensano che la terribile profezia di Samuel Huntington può essere scongiurata, la Sicilia ha un posto naturalmente di rilievo nell’allestimento di Palazzo Reale. Il curatore della mostra meneghina, Antonio Curatola, sottolinea: «La Sicilia costituisce un caso talmente emblematico e naturale di acculturazione mista (oggi viene proposta dai sociologi la categoria del meticciato) da non avere bisogno di esplicazione o commento, tanto appare evidente l’assunto

». Lo studioso, quindi, oltrepassa la “sua” mostra e invita i lettori a ben altra scoperta per ribadire il concetto appena espresso: «Si vedano il soffitto della Cappella Palatina a Palermo e il cosiddetto Manto della Coronazione di Ruggero II, entrambi della seconda metà del XII secolo».
Esiste tanto Islam in Sicilia e, ancor di più, tanta Sicilia nell’Islam. Un universo di fede e cultura che custodisce tra le sue perle i versi di un poeta trapanese del dodicesimo secolo, Abd al Rahman ibn Abi’l-Abbas al Katib (“Poesia dell’Islam”, Sellerio editore, 2004): “Favara dai due laghi, là dove ogni desiderio/ a un alto si congiunge:/ vivere è così lieve/ se l’occhio sulla tua maestà si posa. Sull’isola gli aranci in fiore/son come una luminaria infissa su smeraldo./Giallo, il limone pare/bile d’innamorato che soffre/pene d’amor lontano./Son come amanti che sfuggono ai nemici/due palme che hanno scelto per riparo/la solida cinta dei tuoi muri./O coppia di palme di Palermo, possa l’eternità/donarvi pioggia che sempre vi disseti,/che il tronco vostro mai/debba conoscere la scure./Delizia doni a voi il tempo che passa,/così come donate voi agli amanti/inviolabile il ricovero dell’ombra.”

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