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Nobel su una poltrona vuota, assenza che pesa

La sedia vuota con un ritratto del premio per la pace Liu Xiaobo testimonia a Oslo un'assenza che pesa. La Cina ha mobilitato tutta la sua diplomazia per bloccare o ridimensionare la cerimonia di consegna dell'importante onorificenza.
Anche alle Nazioni Unite qualche Paese aveva proposto di affiggere sul palazzo di vetro una grande immagine del dissidente cinese, che sta scontando in carcere una condanna a undici anni per "istigazione alla sovversione", ma dai vertici dell'Onu si è avvertito solo un silenzio imbarazzato.
In realtà, l'insegnante di letteratura di Changchun è stato ritenuto "colpevole" per aver scritto articoli sulla democrazia e soprattutto per aver promosso,insieme ad altri intellettuali dissidenti, "Carta 08", un documento favorevole alla democrazia, ripreso da una analoga iniziativa del 1977, quando un gruppo di intellettuali cecoslovacchi (fra cui Vaclav Havel, altro premio Nobel) aveva promosso il pluralismo politico e il ritorno della democrazia, in un Paese allora dominato da un regime comunista, sostenuto dall'Urss.
Ora il documento "Carta 08" è stato firmato da oltre 12 mila intellettuali cinesi.
La Cina è riuscita però a "convincere" solo una ventina di Paesi a non partecipare alla cerimonia norvegese, utilizzando i propri condizionamenti politici ed economici. Con questi metodi Pechino ha finito col dividere l'Ue e ridotto quasi al silenzio gli stessi Stati Uniti.
Eppure Liu Xiaobo rappresenta il simbolo più importante della lotta per la libertà in Cina. È stato uno dei leader più influenti di piazza Tienanmen: il 4 giugno 1989 fece di tutto per convincere gli studenti ad abbandonare la piazza alla vigilia dell'arrivo dei carri armati dell'esercito che uccisero diverse centinaia di giovani e ne incarcerarono e torturano alcune migliaia.
Liu venne arrestato e trascorse in carcere 18 mesi, condannato come come "controrivoluzionario". Poi venne trasferito in un laogai (campo di lavoro forzato) per avere scritto articoli sulla democrazia; venne licenziato come insegnante e perseguitato, insieme alla moglie, Liu Xia (attualmente agli arresti domiciliari), per la sua attività pacifica di dissidente.
Non a caso è stato premiato a Oslo "per il suo lungo e non violento impegno per i diritti umani fondamentali in Cina". Un altro dissidente della Repubblica popolare, che ha rappresentato Xiaobo a Oslo, Yang Jianli, ha sottolineato : «Il crimine di Liu? Semplicemente aver proposto che quella libertà di cui godiamo, in Occidente, e di cui godiamo da secoli vengano applicate anche nella nostra nazione».
Prima e dopo la cerimonia di Oslo una sola grande assenza si è notata: quella dei 27 paesi Ue, che, nella grande maggioranza, non hanno elevato una convinta vibrata protesta nei confronti delle prepotenze del gigante cinese. Ma anche Obama ha preferito tenere un profilo piuttosto basso, evitando dichiarazioni troppo pesanti,riconfermando che gli Usa hanno bisogno, anche per la crisi economica non del tutto superata, della Cina. I diritti umani possono attendere.
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