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Il contemporaneo possibile in Sicilia

Odile Decq, architetto tra i più importanti del secolo, parla del suo amore per l'Isola: "La luce elemento straordinario"

ROMA. A dispetto del suo famigerato look noir, Odile Decq, architetto tra i più importanti del secolo, manifesta una solarità di emozioni e di parole che la rendono a pelle empatica. Intervistata in occasione dell’inaugurazione del Macro a Roma, lo scorso 3 dicembre, l’architetto racconta del suo approccio “artigianale” all’architettura, che lei vede come piacere del fare, del progettare, piacere di potere creare qualcosa di nuovo e diverso, a partire dal contesto.
Riferendosi alla struttura del Museo di Arte Contemporanea di Roma, ad esempio, ci parla di quanto importante sia stata l’osservazione dello spazio circostante, delle attività del quartiere, della quotidianità di un luogo che è abitato da persone. Dunque il museo che lei ha realizzato si pone come parte “integrata” non solo nel contesto urbano, ma anche in quello sociale del luogo. Diventa segno rinnovato ma discreto, quasi invisibile, sebbene la sua presenza forte sia portatrice di un segnale di appartenenza inequivocabile. La cultura che entra nel tessuto della città, attraverso spazi fruibili e attraversamenti, che mettono in rete corpi di fabbrica, sale, artisti, visioni, opere e con essi anche le persone.
Terrazze e cortili che sono spazi per l’incontro, da cui osservare Roma e la sua ineguagliabile composita natura di capitale. Un presente/futuro che guarda al passato, con serena apertura.  
Odile Decq si definisce, in controtendenza, una anti-archistar, non autoreferenziale, ma capace di dare vita ad un progetto funzionale, che sappia rappresentare la storia di un luogo, dialogare con le pre-esistenze,  adempiere alla funzione per cui è stato progettato.
Sollecitata sulla Sicilia, esprime un sincero amore per l’Isola, in particolare parla di Palermo e Catania, e ne traccia una sua idea, in cui il contemporaneo diventa possibile, e anzi auspicabile. La colpisce la suggestione data dal ‘barocco’ ed è con esso che immagina un possibile dialogo, un possibile terreno di confronto per la sua progettazione.
Altro fattore fondamentale pensando alla Sicilia è la luce, che lei considera un elemento straordinario dell’architettura, una componente capace di dare carattere, insieme al colore, alle superfici. Ci lascia con la promessa racchiusa in una stretta di mano: la  Sicilia sarà una delle prossime sedi di intervento. Audace la promessa. Senza dubbio coraggiosa.

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