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Musei, niente accordo sui custodi

I tagli al settore dei Beni culturali previsti dalla finanziaria hanno portato al passo indietro sull'aumento delle ore di lavoro. Sindacati sul piede di guerra

PALERMO. I tagli al settore dei Beni culturali previsti dalla Finanziaria regionale hanno fatto saltare l’intesa fra Regione e sindacati sull’aumento delle ore di lavoro dei custodi nei musei. E così torna tutto in aria, con musei, gallerie e siti archeologici che rischiano di sprofondare nella palude delle aperture a singhiozzo per carenza di personale in turno. L’accordo era stato siglato il 22 novembre e prevedeva che i 240 ex dipendenti di alcune aziende palermitane chiuse, transitati oggi alla Beni culturali spa, ricevessero un aumento di stipendio in cambio di un maggiore impiego nelle ore pomeridiane. Ciò avrebbe permesso di tenere aperti più a lungo e in più giorni i musei e i principali siti archeologici: oggi nella generalità dei casi le aperture pomeridiane sono al massimo 2. L’orario di lavoro sarebbe stato prolungato da 20 a 28 ore settimanali: la busta paga sarebbe lievitata di circa 250 euro netti al mese. Tutto però è saltato ieri.
«Il taglio previsto nel bozzone di bilancio per il capitolo di spesa a cui dovremmo attingere - ha spiegato ieri l’assessore regionale ai Beni culturali, Uccio Missineo - ammonta a 19 milioni. In questo modo non solo non potremo garantire l’incremento di spesa per tenere aperti più a lungo i musei, ma avremo serie difficoltà a tenere il sistema dei beni culturali ai livelli attuali. Ci sono spese fisse e stipendi che non potremo garantire». Nel bozzone di bilancio che l’Ars si appresta a esaminare il taglio per l’assessorato guidato dal rutelliano Missineo è del 30% rispetto al totale dei fondi ottenuti nel 2010:



Intanto, i sindacati sono sul piede di guerra. Ieri è stata occupata la sede della società Beni culturali Spa.  «La Uil ha proclamato lo sciopero perché a fronte dello sperpero di danaro per i consulenti - dice Gianni Borrelli - non si riescono a trovare le risorse per lavoratori che guadagnano poche centinaia di euro al mese». «Una cosa scandalosa», bolla l’intera vicenda Pietro La Torre della Uiltcs. La Cgil ha annunciato mobilitazioni e attività di protesta

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