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Cassazione: nessun sconto di pena per il figlio di Riina

Beneficio chiesto per buona condotta. I giudici respingono il ricorso del figlio del boss che dovrà rimanere in carcere fino all’espiazione della condanna a otto anni e dieci mesi

PALERMO. Giuseppe Salvatore Riina, figlio del boss Totò, in carcere per associazione mafiosa, non merita sconti di pena e dovrà rimanere in carcere fino alla completa espiazione della condanna a otto anni e dieci mesi: lo ha deciso la prima sezione della Cassazione, respingendo il ricorso di Riina junior. L’avvocato Luca Cianferoni, in difesa del trentenne Riina, aveva sostenuto che la sua condotta in carcere era stata irreprensibile e che il condannato avrebbe potuto ottenere i tre mesi all’anno di sconto di pena. I giudici hanno ribadito, però, la legittimità del provvedimento che aveva negato i benefici.
La fine della pena dovrebbe cadere così tra gennaio e febbraio del 2012. A conti fatti, dunque, al terzo dei figli di Totò Riina e Ninetta Bagarella mancano ancora circa tredici mesi di detenzione. Se invece gli fosse stata applicata la “liberazione anticipata”, lo sconto sarebbe stato di 45 giorni ogni sei mesi trascorsi in cella e dunque la pena si sarebbe esaurita l’estate scorsa. Tutto è però rimesso ai tribunali di sorveglianza, che devono valutare la gravità dei reati, il provvedimento, la condotta tenuta in prigione.
Riina jr era stato condannato a 14 anni e 6 mesi, in primo grado, alla fine del 2004, con l’accusa di aver ricostituito la cosca di Corleone e di essersi rimesso al suo vertice, ordinando estorsioni in serie. In appello c’era stata una prima riduzione di pena e poi la Cassazione aveva annullato con rinvio la decisione, imponendo di escludere le estorsioni.
Nel nuovo giudizio era stato condannato a otto anni e dieci mesi e non era stato considerato capomafia. Nel frattempo, però, erano scaduti i termini.

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