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Piano per il Sud, Armao: la Sicilia perderà un miliardo

Lombardo attacca Berlusconi: "Sono solo chiacchiere". Il Pdl e il Pid difendono l'operazione del governo nazionale, i sindacati si dividono

PALERMO. La Regione va all’attacco e quantifica in un miliardo i fondi persi per effetto della manovra nazionale sul Sud. Il Pdl e il Pid difendono però l’operazione e anche i sindacati si dividono, con la Uil che apprezza il piano e la Cgil che si prepara alla mobilitazione.
Per Raffaele Lombardo «senza soldi si tratta solo di chiacchiere. Sulla carta potrebbe anche essere un bel piano. Ma erano belle pure le cose dette da Berlusconi il 29 settembre o quelle contenute nel programma delle elezioni per il 2008». Lombardo svela il proprio sospetto: «Se l’intento è quello di risucchiare questi fondi Fas per politiche varie, si tratterebbe di una violazione di regole fondamentale».
I conti li ha fatti l’assessore regionale all’Economia, Gaetano Armao: «Il piano per il Sud comporta un taglio del 10% ai Fas. Alla Sicilia ciò costa 400 milioni, che uniti ai 400 di minori trasferimenti agli enti locali siciliani da parte dello Stato e ai 200 tagliati alla Regione, significa che faremo a meno di un miliardo nel 2011». L’obiettivo della Regione è vincere in questa occasione il braccio di ferro con lo Stato per ottenere l’intero pacchetto di fondi Fas: 4,3 miliardi attesi da due anni. Per Armao «non è possibile che il Fas della Sicilia rimanga bloccato mentre il governo pensa a come attuare il piano per il Sud. Noi un piano lo abbiamo già».
Intorno alle proteste del governo regionale si muove ancora una volta l’alleanza anomala siciliana. Per l’Udc, con Giampiero D’Alia, «il piano è solo una minestra riscaldata. Il governo ha riesumato vecchi sport». Mentre per l’ex ministro dello Sviluppo Sergio D’Antoni (Pd) «con questa operazione il governo nazionale non mette un solo euro aggiuntivo. E anzi arriva a sottrarre oltre 5 miliardi alla dotazione dei Fas, 3 da quelli delle Regioni e 2,1 dal residuo della quota nazionale».
Eppure la Uil siciliana, col segretario Claudio Barone, ritiene che «le linee guida del piano non possono non essere condivise, a cominciare dalla decisione di concentrare le risorse nelle grandi opere infrastrutturali come la linea ferrata Catania-Palermo». Per Barone adesso serve «un confronto che non sia strumentale o di semplice piagnisteo ma che possa portare a casa risultati concreti per l’Isola». Ma per la Cgil, con il segretario Mariella Maggio, «serve un piano per il Sud che faccia diminuire il gap occupazionale col resto del Paese, per non essere più una regione con un tasso di disoccupazione giovanile superiore al 38%». La Cgil siciliana oggi porterà a Roma 5 mila persone per la manifestazione «Il futuro è dei giovani e dei lavoratori».
I big del Pdl siciliano guardano al quadro generale: «Da oggi - dice Enrico La Loggia - il Mezzogiorno è questione nazionale. E gli amministratori meridionali dovranno saper utilizzare le risorse messe a disposizione per i cittadini del Sud». Un aspetto che sottolinea anche Toto Cordaro (Pid): «La Sicilia è fanalino di coda per l’incapacità amministrativa del governo Lombardo. Il piano per il Sud tiene conto della capacità di investimento e progettazione, che alla Sicilia manca». Infine, Caputo del Pdl: «È ora di finirla con una Regione piagnona che continua nel solito ritornello di denunciare le disattenzioni del governo nazionale».

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