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Palermo, rifiuti: l'Amia rassicura, ma è ancora emergenza

L'azienda conferma che la situazione sta migliorando, ma per strade i cassonetti sono stracolmi. Allarme sopratutto in provincia. La sesta vasca di Bellolampo consentirà di arrivare fino al 2019 ma è una corsa contro il tempo

PALERMO. La situazione rifiuti a Palermo "sta sensibilmente migliorando" assicurano dall'Amia, l'azienda comunale che si occupa della raccolta, ma i cittadini protestano perché i cassonetti sono ancora stracolmi e le strade sono sporche. E' questa infatti la realtà delle periferie dove ogni notte si susseguono i falò di cassonetti e l'aria diventa sempre più irrespirabile.  Lo spettro di un'emergenza analoga a quella di Napoli, paventato da sindacati e cittadini esasperati, aleggia in città a dispetto delle rassicurazioni.


La quinta vasca della discarica di Bellolampo sta infatti esaurendo la capienza e la "sella" in costruzione, tra la quarta e la quinta, dovrebbe bastare solo fino ad agosto-settembre. La realizzazione della sesta vasca, già progettata, consentirà di arrivare fino al 2019, ma è una corsa contro il tempo, mentre il progetto dei termovalorizzatori é al palo e i comuni che conferiscono nella discarica palermitana non riescono a colmare il debito con l'Amia: una voragine da 80 milioni.   La situazione peggiora anche in provincia. Il Coinres Ato 4 di Palermo, che ha un buco di 40 milioni e si occupa della raccolta in 21 comuni del Palermitano, solo la settimana scorsa ha pagato gli stipendi di settembre mentre si annunciano problemi anche per la mensilità di ottobre. Le casse del consorzio, commissariato dal 2009, sono infatti vuote e i dipendenti sono già in stato agitazione.    


Le cose non vanno meglio all'Ato Palermo 5. La discarica di Mazzarrà Sant'Andrea (Messina) ha infatti vietato il conferimento dei rifiuti di 16 comuni che hanno accumulato debiti per quasi 17 milioni. Fino a quando non saranno saldate le scoperture finanziarie la raccolta sarà sospesa: si prospetta quindi un'emergenza ambientale nei centri interessati tra cui Cefalù, il più indebitato di tutti con un'esposizione di 4 milioni e 800 mila euro, Termini Imerese (circa tre milioni), Trabia, Castelbuono, Caccamo, Cerda.    Anche Messina rischia l'emergenza dopo che sindacati e  dipendenti di Messinambiente hanno proclamato oggi lo stato di agitazione. Alla base della protesta dei lavoratori le dimissioni dell'amministratore, Nino Dalmazio. Secondo i sindacati avrebbe lasciato l'incarico per alcune ingerenze da parte dell'amministrazione comunale, che ha deciso di non realizzare una discarica nel rione di Pace.      Alzano la voce anche i sindacati commentando un'ordinanza di agosto del commissario per i rifiuti, il governatore Raffaele Lombardo. "Questa norma - osserva Michele Pagliaro, della segreteria regionale Cgil - passata sotto silenzio, annulla l'obbligo di trattamento della spazzatura urbana prima di collocarla in discarica. Sappiamo per esperienza  che le deroghe hanno avuto conseguenze nefaste in Sicilia. Derogare dalla norma sul trattamento dei rifiuti è ancora più grave in una regione in cui la raccolta differenziata raggiunge risultati modesti".

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