Questo sito contribuisce all’audience di Quotidiano Nazionale

Burocrazia lenta, Regione condannata per la terza volta

La sentenza riguarda un finanziamento del 2004 gestito dal governo Cuffaro. Confindustria: bisogna riformare gli uffici. Alla ditta di Antonio e Giuseppe Nicosia andranno 108 mila euro

PALERMO. Un’altra sentenza di condanna. Per la terza volta in poco più di una settimana la Regione è stata costretta a risarcire un’azienda che ha subito un danno per ritardi nell’erogazione di finanziamenti europei o autorizzazioni collegate. E ora Confindustria alza la voce e chiede a governo e Parlamento di lavorare a una norma che cancelli le pastoie burocratiche. L’ultima condanna è stata emessa dal Tribunale amministrativo di Palermo. La Regione dovrà risarcire alla ditta di Antonio e Giuseppe Nicosia 108 mila euro frutto di un finanziamento di Agenda 2000 concesso nel 2004 e revocato nel 2007. Al risarcimento si agganciano interessi e rivalutazione. La ditta in questione - assistita in giudizio dai legali Leonardo Cucchiara e Giuseppe Livio - ottenne il finanziamento per un progetto che puntava alla demolizione di un motopeschereccio e alla costruzione di una nuova imbarcazione. L’azienda avrebbe cofinanziato l’iniziativa con altri 162 mila euro. Ma poi arrivò lo stop della Regione. Nel 2004 assessore alla Pesca era Carmelo Lo Monte (oggi nell’Mpa) tre anni dopo l’annullamento fu deciso da Nino Beninati (Pdl). La vicenda si svolge a cavallo fra il primo e il secondo governo Cuffaro.



Gli avvocati Cucchiara e Livio sono riusciti a dimostrare che «la Regione ha tenuto una condotta scorretta», come si legge nella sentenza emessa dal giudice Nicolò Monteleone. Anche perchè la ditta demolì il proprio peschereccio ma il finanziamento per quello nuovo non arrivò mai. «La revoca - hanno scritto i magistrati Cosimo Di Paola e Roberto Valenti - è avvenuta a notevole distanza dall’approvazione della graduatoria malgrado circostanze da tempo note alla Regione». I magistrati amministrativi hanno anche ritenuto che la Regione poteva salvare la graduatoria del 2004 malgrado un parere contrario dell’Ue: bastava applicare la formula della riapertura dei termini del bando.
Sabato si è appreso della sentenza di condanna della Regione nella causa attivata da un’altra ditta che aveva preso parte allo stesso bando: motivo per cui - visto che i beneficiari rimasti sulla carta sono circa 40 - si teme una pioggia di ricorsi uguali e vincenti. Il Pd, con Vincenzo Marinello, va all’attacco: «Nel bilancio del 2010 avevamo fatto inserire 640 mila euro per consentire l’erogazione di questi finanziamenti. Ma l’assessorato non ha mai dato seguito neppure a questa possibilità malgrado alcune direttive già emesse». In realtà la graduatoria annullata valeva 4 milioni e Marinello oggi chiede di finanziarla per intero «essendo l’ultima possibilità per ammodernare la flotta navale da pesca in Sicilia». Nel frattempo però la Regione ha esaurito la possibilità di erogare fondi della vecchia Agenda 2000 e per i risarcimenti dovrà attingere al proprio bilancio.



Nei giorni scorsi era stata la New Energy a ottenere 21 milioni per un’autorizzazione negata nel campo delle energie alternative. Sulla base di questi episodi Confindustria ha espresso la preoccupazione che una pioggia di ricorsi sommerga presto la Regione e colpisca le casse pubbliche: «I vari governi non hanno voluto o potuto incidere su ritardi nelle autorizzazioni che hanno provocato danni a cittadini, imprese e alla stessa Regione che ha subito gli effetti delle minori entrate». Giuseppe Catanzaro, vice presidente di Confindustria, parla di «sottovalutazione politica del problema del ritardo nel rilascio delle autorizzazioni», soprattutto quelle sull’impatto ambientale, e denuncia «il mancato potenziamento degli uffici negli assessorati alle Attività produttive e all’Energia». Confindustria invoca l’applicazione della norma che impone alla Regione di rispondere entro 180 giorni alla richiesta di autorizzazione. E fa appello al governo e al Parlamento per affrontare la riforma delle procedure amministrative: «In questo momento bisogna sostituire alle liti l’azione per il bene di tutti».

Caricamento commenti

Commenta la notizia