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Berlusconi va avanti: finanziaria e poi fiducia al Senato

O al Governo o elezioni. Sembra questa la volontà del presidente del Consiglio, che ha comunicato la decisione con una lettera alle due camere. Intanto Casini, Rutelli e Fini fanno le prove di "terzo polo"

ROMA. Avanti fino in fondo: al governo o elezioni. Silvio Berlusconi va dritto per la sua strada, respingendo l'ipotesi di dimissioni e annunciando che porrà la fiducia "prima al Senato e poi alla Camera", anche se solo "dopo la definitiva approvazione della Legge di stabilità ". Una decisione, comunicata con una lettera ai presidenti di Camera e Senato, che determina il rinvio delle mozioni di sfiducia, quella già deposita del Pd e quella in via di preparazione Udc-Fli-Api.   


Il Quirinale accoglie con soddisfazione il rinvio di atti che avrebbero di fatto aperto la crisi durante l'esame della Finanziaria. Lo scrupolo del governo di dare la priorità alla finanziaria è  "in sintonia" con il richiamo espresso proprio dal Capo dello Stato sulla necessità di approvare la legge di stabilità prima di affrontare il nodo della crisi  politica. D'altronde, sottolinea una nota ufficiosa del colle, "ci si regolò analogamente nelle vicende di fine anno 1994".  In quell'occasione, l'allora primo governo Berlusconi fu sostituito dal governo Dini; una operazione che il Cavaliere definì 'ribaltone' e che ottenne l'appoggio della Lega. Il Carroccio stavolta non sembra disposto a sostenere governi alternativi: "Noi rimaniamo leali a Berlusconi", ribadisce Roberto Maroni che con Umberto Bossi e Roberto Calderoli parteciperà lunedì ad un vertice con il Cavaliere ad Arcore.    Nessun commento ufficiale alla nota di Berlusconi da parte di Gianfranco Fini che, come presidente della Camera, si limita a "prenderne atto", ma è indubbio che il leader di Fli condivida il richiamo del Colle sull'opportunità di approvare prima la legge di Bilancio. Non è da escludere anche che la mozione del Pd possa aver creato qualche "imbarazzo" tra i futuristi, decisi a non fornire al premier "il pretesto" per accusarli di non pensare al bene del Paese.    Il Pd si dice "dispostissimo a far votare in Parlamento la sfiducia dopo la finanziaria" ma - precisa Bersani - "a condizione che il centro destra non faccia melina sulla legge di stabilità".    Fini partecipa ad un convegno con Udc e Api che più di un osservatore definisce una 'prova di terzo polo': "La semplice ricerca di un compromesso - spiega  il leader di Fli - non può essere bollata come un tradimento". Ma Pier Ferdinando Casini annuncia che "una mozione di sfiducia ci sarà " e, appare scontato, con l'appoggio di Fli e Api.   


Berlusconi, d'altronde - si apprende in ambienti di maggioranza - intende evitare nella maniera più assoluta "traumi istituzionali" e per questo nell'interesse prioritario del Paese, attenderà l'approvazione della Finanziaria. Farà le sue comunicazioni - si spiega - mantenendo il punto sulla volontà di proseguire con l'attuale governo. Se vogliono un'altra soluzione rispetto all'attuale esecutivo - è il ragionamento del presidente del Consiglio - provino a sfiduciare la compagine di governo  assumendosene la responsabilità.    Nella nota inviata a Fini e Schifani, il premier precisa di volere "verificare il permanere del rapporto di fiducia da parte del Senato e, immediatamente dopo, alla Camera". Scelta motivata dal fatto che la questione di fiducia sui 5 punti programmatici dello scorso 29 settembre è stata posta prima a Montecitorio ma il premier sa di poter contare su una maggioranza più salda al Senato, rispetto alla Camera.    


Se otteniamo la fiducia dai senatori - si ragiona in ambienti del Pdl - sarà più difficile dar vita ad un nuovo governo che non sia a guida Berlusconi ed, in ogni caso, così si evitano sorprese. Non la vede così Fli. "Al Senato i giochi sono tutt'altro che chiusi", sostiene  il futurista Fabio Granata ribadendo che "lunedì ritireremo la delegazione di Fli dal governo". Per Italo Bocchino, infine, "la formalizzazione della crisi è una presa d'atto della difficile situazione e consente a tutti di assumersi le proprie responsabilita", perciò "Berlusconi chiuda una fase ormai politicamente conclusa e contribuisca ad aprirne una nuova". 

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