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Il pentito: "Hanno pagato il pizzo". Ma loro negano

Ventuno commercianti su 22 hanno detto di non essersi mai piegati al racket delle estorsioni. Ma i loro nomi erano nel libro mastro trovato addosso a Giuseppe Di Maio

PALERMO. Ventidue commercianti palermitani che avrebbero pagato il pizzo. I loro nomi sarebbero inseriti nel libro mastro della cosca della Guadagna, trovato addosso a Giuseppe Di Maio, uno degli ultimi pentiti di mafia. Ma nonostante tutto, i commercianti hanno smentito di aver versato le tangenti. Tutti tranne uno: si tratta di un salumiere che ha ammesso di avere pagato e di conoscere personalmente l’estorsore. Di Maio, invece, conferma il coinvolgimento di tutti gli altri.
Il collaboratore di giustizia, infatti, sostiene di aver incassato lui stesso l’ultima rata del pizzo, risalente allo scorso Natale. Le cifre versate dai 22 commercianti citati nella lista oscillavano tra i 300 ed i 500 euro. Le zone della città colpite sarebbero quelle di piazza Guadagna, via Buonriposo, via Roma, la stazione centrale, via Perez.
Di Maio è stato tratto in arresto lo scorso marzo nell’ambito dell’operazione «Paesan Blues», che ha portato al fermo di circa trenta persone tra la Sicilia e gli Stati Uniti. Tra queste anche Roberto Settineri. All'interno del libro mastro trovato a casa di Di Maio sono indicati i nomi dei negozi coinvolti, in parte criptati, con accanto le cifre per ognuno di essi. A disporre gli interrogatori dei commercianti indicati nel libro, i due pm Francesca Mazzocco e Roberta Buzzolani.

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