Questo sito contribuisce all’audience di Quotidiano Nazionale

Dopo ore Messina ammette: sono io

Il capo di Cosa Nostra di Agrigento arrestato ieri in una palazzina in costruzione di Favara

AGRIGENTO. Per diverse ore si è chiuso in un ostinato mutismo, chiedendo solo un bicchiere d'acqua e una sigaretta. Poi, poco prima di essere trasferito dalla caserma del reparto operativo dei carabinieri, nel quartiere di Villaseta, al carcere di contrada Petrusa ha ammesso con un filo di voce quello che per gli investigatori era ormai una certezza: "E' vero, sono Gerlandino Messina".         
Si è conclusa così, poco prima di mezzanotte, la latitanza durata 11 anni del nuovo capo di Cosa Nostra di Agrigento, catturato ieri pomeriggio in una palazzina in costruzione a Favara, in via Stati Uniti.
Un blitz messo a segno dalle teste di cuoio del Gis, che hanno utilizzato microesplosivi per     scardinare le porte e bombe accecanti per impedire al boss di utilizzare le due pistole che aveva con sé. All'uscita dalla caserma ieri notte si è radunata una piccola folla di parenti del capomafia, guidati dalla madre, Giuseppa Nicosia, di 53 anni. La donna e gli altri familiari hanno mandato baci al congiunto e hanno manifestato il loro affetto: "Ti vogliamo bene", gli hanno gridato. Lui ha risposto con un sorriso poco prima di salire sull'auto dei carabinieri. I particolari dell'operazione, che ha portato anche all'arresto per favoreggiamento dell'uomo che si trovava nel covo insieme al superlatitante, stanno per essere illustrati in una conferenza stampa al comando provinciale dei carabinieri di Agrigento alla quale partecipano il procuratore di Palermo, Francesco Messineo, che è anche della Direzione Distrettuale Antimafia.

Caricamento commenti

Commenta la notizia