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Corruzione e pubblica amministrazione inefficiente: va peggio al Sud

Purtroppo il ministro Brunetta sta perdendo la sua battaglia. Le bustarelle restano una malattia endemica della pubblica amministrazione compromettendo lo sviluppo economico e l'efficienza del sistema produttivo. È questa l'amara analisi del presidente della Corte dei Conti Luigi Giampaolino nella sua relazione annuale di fronte al presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano. «Fenomeni di corruzione e dissipazione - ha detto Giampaolino - sono ancora presenti nella pubblica amministrazione». Persistono e preoccupano i cittadini «ma anche le istituzioni il cui prestigio ed affidabilità sono messi a dura prova da condotte individuali riprovevoli».
Parole molto dure. Condanne senza appello. Peccato che le analisi della Corte dei Conti siano, normalmente, campanelli d'allarme che non spaventano nessuno. Splendidi affreschi sulle condizioni della finanza pubblica cui non segue nulla. La magistratura contabile, infatti, ha poteri molto limitati. Eppure le considerazioni che esprime meriterebbero certamente maggior attenzione che non il semplice clamore del quotidiano. La classe politica non le ama molto. Hanno il difetto di mettere nero su bianco le colpe e le responsabilità dell'amministrazione. Così non accade nulla. Certo in questi anni non sono mancati piccoli focolai di resistenza alla diffusione della bustarella. Purtroppo i tentativi di moralizzazione condotti dal ministro Brunetta dopo i successi iniziali, sembrano caduti nella palude dell'indifferenza. Il ministro puntava a debellare i fannulloni. Sperava, ovviamente, che facendo funzionare la macchina burocratica con un buon grado di efficienza sarebbe stato anche possibile combattere i fenomeni peggiori della corruzione. Purtroppo l'analisi del presidente Giampaolino toglie la speranza. La macchina burocratica pubblica resta largamente inefficiente. Ed è proprio nelle zone d'ombra che si annidano i cacciatori di bustarella. Come combattere l'epidemia? L'unica possibilità è rappresentata da una rigida cura dimagrante da parte dello Stato. Difficile però che accada. Soprattutto a Sud dove la presenza statale è ancora più invasiva che altrove. È andato in crisi l'antico modello che vedeva la macchina pubblica come grande collettore di risorse che poi venivano restituite al sistema economico per alimentare la domanda. Un crocevia oggi impazzito. Il cancro della corruzione ha invaso gli organismi pubblici dice il presidente Giampaolino. Risultato? La stagnazione economica. Tanto più forte nel Mezzogiorno dove la presenza statale è più larga. Non c'è alternativa: solo dando spazio al mercato sarà davvero possibile dar fuoco alle bustarelle.

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