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La strada dei rifiuti differenziati

Un altro pezzetto della Città di Palermo è stato coinvolto nella raccolta differenziata dei rifiuti urbani; questa volta si tratta del quartiere Libertà. Anche se di un quartiere «bene» si parla, la risposta delle famiglie è stata pessima. Non ci sono comunque alternative. Differenziare i rifiuti alla fonte (famiglie) è infatti l'unico modo praticabile per separare e poi riciclare i rifiuti stessi. Recuperato quanto sarà possibile recuperare, potremmo così riciclare vetro, plastiche, carta, cartoni, alluminio, metalli vari e prodotti organici come i resti di cucina o di potature. Su questa strada, che altre città italiane percorrono già da tempo, Palermo muove i primi passi, con grandi difficoltà e qualche dubbio. Memori di alcuni «cattivi» precedenti, molti palermitani si interrogano infatti sulla destinazione dei rifiuti differenziati. A questo proposito sarebbe utile una parola di chiarezza, per comprendere ad esempio che strada prendono i rifiuti, con quali costi-ricavi e per quali usi. Probabilmente sarebbe il migliore incentivo alla diffusione corretta della differenziata. Ma i temi in ballo sono anche altri e, per molti versi, anche più rilevanti. Intanto tornano periodicamente in ballo le vicende dei termovalorizzatori. E con essi le continue incertezze sulla loro realizzazione, che continua ad incontrare un certo «disinteresse» da parte delle istituzioni siciliane. Archiviata in qualche modo l'ipotesi portata avanti nella precedente legislatura regionale, oggi si potrebbe con nuovi partner industriali e con nuove tecnologie (se lo si ritiene necessario) passare alla fase realizzativa. Le cronache di questi giorni confermano infatti le gravi difficoltà in cui si dibatte la discarica di Bellolampo. Se tutto dovesse procedere senza intoppi, potremmo avere presto uno spazio idoneo a smaltire i rifiuti solo per qualche mese, nella speranza di potere mettere mano poi ad un nuova vasca. La strategia della Regione, per quanto è dato capire, è quella di puntare tutte le carte sulla raccolta differenziata, al fine di ridurre drasticamente il volume dei rifiuti da smaltire in discarica. Questa strategia suscita, però, più di una perplessità; essa infatti si fonda sul presupposto che Palermo e provincia possano realizzare in tempi brevissimi, entro un paio di anni, quello che altre, ben più evolute, città italiane hanno fatto in quindici anni. La stessa Regione, tuttavia, sembra nutrire dei dubbi se, come pare, sta pensando anche ad un «piano B». La notizia di questi giorni è che la Regione, sondati i mercati, ha aperto la porta alla possibilità di trasferire via mare in Germania i rifiuti perché vengano smaltiti attraverso i termovalorizzatori che in quel Paese a dir poco proliferano. Questa eventuale scelta, del tutto analoga a quella praticata per anni dalla Campania, avrebbe un costo, si dice, contenuto e di circa 70 euro a tonnellata. Sorgono spontanee alcune riflessioni. Ci si chiede come sia possibile lavorare, confezionare e trasportare per oltre 4 mila chilometri i rifiuti palermitani con una tariffa, tutto compreso, inferiore almeno di un terzo a quella praticata dall'Amia a Bellolampo per il conferimento in discarica. Ci si interroga come sia possibile che la terza economia del mondo (la Germania) possa farsi carico dei rifiuti siciliani smaltendoli in quegli stessi impianti (termovalorizzatori) che invece a Palermo nuocerebbero gravemente alla salute. Ci si chiede infine se il piano rifiuti siciliano contenga magari un «piano C»: quello semplicemente di mettere la parola fine ad una paludosa diatriba e realizzare anche a Palermo i termovalorizzatori: piccoli, ecologici, di ultima generazione e con i partner industriali che si riterranno più idonei. Come si suole dire il topo saggio ha una tana con almeno due uscite; anche con i nostri bizantinismi, con tre «uscite» dovremmo potercela fare.

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