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La batteria del futuro arriva da Palermo

Il ricercatore Fabio La Mantia, che lavora in Germania, ha brevettato un alimentatore per componenti elettronici tanto sottile da poter essere integrato in una carta di credito

PALERMO. Può sembrare un ragazzo come tanti. Palermitano, trent’anni, appassionato di sport. Ma, dietro le normali sembianze, si nasconde un cervellone che ha brevettato, insieme ad un gruppo di ricercatori cinesi, la batteria ricaricabile del futuro, un sistema di alimentazione per componenti elettronici sufficientemente sottile da poter essere eventualmente integrato in una carta di credito o di identità. E nel tempo libero, che non è tantissimo, Fabio La Mantia, artefice della scoperta, ama praticare karate, che lo aiuta a rilassarsi tra un calcolo e l’altro, anche dalla Germania, dove svolge l’attività di ricercatore, lavorando attualmente nel campo dell'elettrochimica dei semiconduttori.
La sua scoperta è stata pubblicata su un’importante rivista scientifica internazionale, così come cosmopolita è il gruppo del professore Yi Cui, con cui ha collaborato presso la Stanford University. «Il successo dei miei studi – dice - deriva proprio dalla possibilità di poter interagire con culture e punti di vista diversi, ma anche con disparati background scientifici».
Una passione per il sapere, la sua, ricevuta in eredità da un professore, da cui ha appreso l’abc della disciplina, ma nata anche da una cospicua dose di curiosità. «Mi piace da sempre capire come realmente avvengono i fenomeni scientifici – afferma – e come poterli applicare in modo pratico». La sua tesi di laurea è stata premiata dalla divisione della disciplina elettrochimica della società di chimica italiana nel 2005. Fabio, nonostante la giovane età, vanta di un curriculum formativo e professionale di tutto rispetto, ma possiede anche una discreta esperienza come viaggiatore.
Dalla Svizzera, dove ha studiato come dottorando nel gruppo di Petr Novak sulle batterie agli ioni litio, alla California come post-doc nel gruppo di Yi Cui, ha vissuto in molti paesi. «Ho trovato sempre dei gruppi internazionali - racconta - in cui ho avuto la possibilità di interagire con molte persone competenti». Palermo, però, gli rimane nel cuore, con grande nostalgia della famiglia e degli amici.
«Vivere all'estero – confessa – può essere deprimente, specie se non si trovano le giuste persone – confessa - fortunatamente non ho avuto questi problemi, e mi sono sempre trovato benissimo». Ha tanti sogni nel cassetto Fabio, ma tornare nella sua città è quello più grande, ma «con una condizione finanziaria e lavorativa che sia almeno decente, al momento un vero e proprio miraggio».
Attualmente il giovane scienziato lavora sull'elettrochimica dei semiconduttori per applicazione nella corrosione e nelle celle solari, ma ha altri progetti, tra cui lo sviluppo di un sensore di glucosio impiantabile nel corpo. Il suo rammarico più grande è che la ricerca in Italia sia sottovalutata. «È molto arduo entrare in maniera "pulita" nell'università italiana senza avere le giuste conoscenze – dice - e la situazione è aggravata dal fatto che il nostro Paese investa poco nella ricerca».

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