ROMA. Un computer, una ventina di cd-rom, manoscritti, appunti con numeri e indirizzi telefonici stranieri e corrispondenza epistolare con una donna palermitana: è quanto le forze dell'ordine - secondo quanto si è appreso - hanno sequestrato nel corso della perquisizione della cella di Giovanni Brusca, nel penitenziario romano di Rebibbia. I carabinieri, su mandato della magistratura di Palermo, si sono presentati alle 4 della notte scorsa e hanno portato via molto materiale, mentre gli inquirenti stanno interrogando il pentito al quale sono contestati i reati di concorso in tentata estorsione, l' intestazione di beni a prestanomi, e il riciclaggio.
Fonti del Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria precisano che i collaboratori di giustizia possono utilizzare computer in cella, senza però la connessione internet. Non più in regime di 41 bis da quando, appunto, è entrato nel programma dei 'pentiti', Brusca è sempre rimasto nel carcere di Rebibbia, in cella da solo, in un'area riservata del penitenziario adiacente a quella degli altri reparti. In questi anni - così come prevede la legge - ha goduto di numerosi permessi premio, di colloqui e della possibilità di telefonare dal carcere. Al momento - si apprende da fonti del Dap - non ci sarebbero motivi per un suo trasferimento da Rebibbia in un'altra struttura carceraria, a meno che gli inquirenti non lo chiedano o la commissione centrale per il programma di protezione non decida di revocargli lo status di pentito.
Brusca, nella cella sequestrati pc e lettere
Il provvedimento dopo la perquisizione nel carcere romano di Rebibbia. Nel mirino anche corrispondenza con una donna palermitana
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