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Lombardo: non perdiamo i fondi Ue

A tu per tu tra il presidente della Regione e l'editorialista del Giornale di Sicilia Lelio Cusimano, che replica: "Gli atti ufficiali dicono il contrario"

Sulla questione dell’utilizzo dei fondi Ue e in relazione a un articolo di Lelio Cusimano pubblicato lunedì scorso sul Giornale di Sicilia, il presidente della Regione Raffaele Lombardo ha inviato una nota che pubblichiamo. Di seguito anche la replica dell'editorialista
Il Giornale di Sicilia ha ripreso la polemica innescata dal ministro Tremonti sull'uso dei fondi FAS e dei fondi europei da parte delle regioni italiane, con affermazioni discutibili e senza adeguata documentazione: le uniche risorse che ad oggi le regioni hanno «perso», sono infatti solo quelle che il governo nazionale ha dirottato dal FAS per coprire precedenti manovre di bilancio. E ammontano ad oltre 25 miliardi di Euro.
Dei circa 47 miliardi destinati dal Quadro Strategico Nazionale 2007-2013 alle regioni obiettivo 1 (Sicilia, Campania, Puglia, Calabria e Basilicata) ben 13 (circa il 28%) sono gestiti direttamente dai ministeri attraverso i PON (Programmi Operativi Nazionali) e si attestano, più o meno, agli stessi livelli di spesa dei programmi regionali. Non risponde al vero l'affermazione - peraltro poco comprensibile per il lettore - che la Sicilia, non avendo raggiunto la soglia minima di impegno, abbia perso i primi 55 milioni di fondi europei a valere sul FSE. Dal 25 giugno è infatti entrato in vigore un nuovo regolamento comunitario che, considerata la grave crisi economica e per aiutare la complessa gestione dei fondi strutturali, ha consentito il recupero di tali somme a tutti gli Stati e tutte le Regioni europee. Il regolamento chiarisce che i programmi comunitari si potranno realizzare nell´arco di 7 anni con la possibilità di spendere fino al 2015 e con una rendicontazione finale che va oltre il 2016.
Parlare oggi di incapacità della spesa della Regione rischia di essere una affermazione generica e poco corretta. I ritardi in tema di APQ così come di fondi europei quasi sempre non sono imputabili all'amministrazione siciliana: il piano di utilizzo delle risorse comunitarie prevede, infatti, che la spesa per le grandi e medie infrastrutture - su cui convergono anche ingenti risorse comunitarie - sia affidata per legge ai grandi enti statali (Anas, RFI, Autorità Portuali Nazionali, ecc.). Spesso la spesa non riesce a essere compatibile con i tempi comunitari proprio perché questi enti non sono in grado di assicurare tempi certi e modalità di realizzazione efficienti.
A proposito degli Accordi di Programma Quadro, significativo è lo stato degli investimenti nella rete ferroviaria, in cui i ritardi nei cronoprogrammi raggiungono anche i 1.400 giorni. Alla fine del 2009 l'Accordo di Programma Quadro ferroviario in Sicilia, che ha una disponibilità finanziaria di 3,8 miliardi di euro, ha rendicontato poco meno di 1,3 miliardi di spesa effettiva. Per non dire dell'Anas, che - a sua volta - dispone di oltre 2 miliardi di euro di sole risorse FAS del ciclo precedente. Ma anche in questo caso pochi sono i progetti avviati.
È nella direzione di una forte accelerazione della spesa che si sta muovendo l'amministrazione siciliana. Nel PO FESR sono stati già attivati circa 350 interventi. Per 200 si registrano impegni contabili. Il 25% dei pagamenti è concentrato nell'Asse I Reti e collegamenti per la mobilità. E dall'inizio del 2010 sono stati pubblicati ad oggi oltre 40 bandi, a valere sui fondi strutturali, che hanno impegnato risorse per circa 400 milioni.
In particolare, nell'Asse III del PO FESR 2007-2013 sono stati pubblicati bandi per gli investimenti nei settori dei beni culturali, del turismo, della portualità turistica. Nell'Asse IV Sviluppo imprenditoriale e competitività dei sistemi produttivi locali sono stati pubblicati i bandi relativi agli investimenti destinati alle imprese e alle aziende artigiane insediate in aree PIP, alle infrastrutture nelle aree ASI, alle imprese artigiane con procedura a sportello, alle imprese giovanili e femminili, alle iniziative ed ai progetti internazionalizzazione. Con 60 milioni di euro è stato attivato il Fondo comunitario JEREMIE per migliorare l'accesso ai finanziamenti per lo sviluppo di micro, piccole e medie imprese.
Per quanto concerne l'Asse VI Sviluppo Urbano Sostenibile il 19 luglio 2010 si è conclusa positivamente la fase di presentazione, da parte dei 390 Comuni siciliani riuniti in Coalizioni territoriali, dei Piani Integrati di Sviluppo Territoriale (PIST) e dei Piani Integrati di Sviluppo Urbano (PISU). I PIST ed i PISU ed i relativi interventi saranno valutati secondo una procedura negoziale che sarà conclusa entro il mese di novembre 2010 con l'approvazione delle graduatorie relative ai progetti da ammettere al finanziamento.
Per quanto riguarda, infine, la ben nota vicenda dei fondi FAS, con delibera n. 66 del 31 luglio 2009 il CIPE ha preso atto del PAR FAS Sicilia 2007-2013, approvato dalla Giunta Regionale con delibera n.315/2009. Ai sensi della delibera CIPE n.1/2009, entro 15 giorni dalla presa d'atto, il Dipartimento per lo Sviluppo e la Coesione Economica del Ministero dello Sviluppo Economico avrebbe dovuto adottare il provvedimento con il quale lo Stato avrebbe assunto l'obbligazione per le quote annuali delle risorse FAS nei confronti della Regione. Con quel provvedimento sarebbe stata avviata la fase di cooperazione istituzionale per la parte da attuarsi tramite Accordi di Programma Quadro. Nonostante ad oggi il provvedimento non sia stato ancora emanato, il Programma è stato regolarmente avviato e per alcune linee di azioni - al fine di arginare la crisi che grava particolarmente sulle imprese dell'Isola -. L'Organismo Responsabile della Programmazione e Attuazione (ORPA) ha infatti già avviato tutti gli adempimenti che hanno consentito sia l'iscrizione delle somme nel bilancio regionale che l'erogazione delle risorse per alcuni interventi indispensabili e indifferibili.
Sono stati inoltre pubblicati - con scadenza allo scorso mese di luglio - gli avvisi per la selezione dei progetti di due linee d'azione: la 7.1/a (Interventi di carattere straordinario per investimenti negli enti locali per 128 milioni di euro) e la 7.2/a (Infrastrutture destinate alla didattica, alla ricerca universitaria e scientifica per 50 milioni di euro). In riscontro, sono pervenute complessivamente circa 1.000 richieste, a dimostrazione dell'elevata capacità progettuale degli enti locali e delle università siciliane.
È stata avviata l'attività propedeutica alla realizzazione degli investimenti relativi al Credito d'imposta e ai Contratti di sviluppo: strumenti molto attesi dagli imprenditori siciliani. Infine sono stati avviati gli interventi autorizzati da Ordinanze per fronteggiare l'emergenza nel settore dello smaltimento di rifiuti urbani e per interventi nel territorio del Messinese.
Oltre alle linee di intervento in favore di investimenti in infrastrutture e servizi e agli investimenti per fronteggiare le emergenze che si sono verificate, è stata avviata la spesa per i cantieri di lavoro previsti dalla linea d'azione 7.1d - Misure urgenti per l'emergenza sociale - che permetteranno di far fronte alle aspettative degli Enti Locali e dei lavoratori in attesa di occupazione.
Certo si può e si deve fare di più e meglio. Molto di più e molto meglio. È nostro dovere farlo e lo faremo.
Raffaele Lombardo
Presidente della Regione Siciliana




Il Presidente della Regione afferma che il Giornale di Sicilia ha ripreso una «polemica innescata dal ministro Tremonti» sui fondi assegnati alle regioni meridionali e non spesi, e lo ha fatto «con affermazioni discutibili e senza adeguata documentazione». Che le affermazioni siano discutibili è ovvio; che siano anche prive di adeguata documentazione è invece questione sulla quale ci si può confrontare. La lettera del Presidente Lombardo è puntuale; in quanto tale richiede una risposta puntuale.
È vero che dei 47 miliardi di fondi europei assegnati al Mezzogiorno, circa 13 miliardi sono gestiti centralmente, ma è anche vero che residuano nella competenza diretta delle regioni meridionali 34 miliardi di euro. È soltanto a questa ultima tranche che faceva riferimento l’articolo citato (Sicilia incapace di spendere i soldi dello sviluppo, pubblicato lunedì 13 settembre); non a caso infatti si sottolineava che su 34 miliardi la quota disponibile per la Sicilia è di 8,6 miliardi, di cui spesi appena 440 milioni, poco più del 5%.
Secondo la lettera del Presidente non risponderebbe «al vero» l’affermazione che la Sicilia abbia già subito il disimpegno di 55 milioni di euro a valere sui fondi europei FSE; e pertanto l’informazione fornita dal Giornale di Sicilia sarebbe «poco comprensibile per il lettore». Ci permettiamo segnalare che nel mese di luglio scorso è stata depositata dal Governo la «Relazione sulla situazione economica della Regione Siciliana, 2009», con dati aggiornati al 30 giugno del 2010. Non si tratta di un generico report, ma piuttosto di un documento ufficiale con obbligo di trasmissione all’ARS (articolo 3 della legge regionale 47/77). Ebbene nella Relazione, con riguardo ai fondi FSE, si legge testualmente: «Nel corso del 2009 in Sicilia non è stata raggiunta la soglia per evitare il disimpegno automatico delle risorse e questo ha portato ad un disimpegno pari a poco meno di 55 milioni di euro». Speriamo così di avere fornito una informazione comprensibile per il lettore, anche perché l’alternativa sarebbe un’informazione errata, fornita invece all’ARS.
Con riferimento poi agli APQ (Accordi di Programma Quadro), l’articolo del Giornale di Sicilia evidenziava che, rispetto ad un volume di investimenti pari a 18 miliardi di euro (ovviamente per la sola Sicilia e per il periodo 2000-2006), la spesa effettiva, in dieci anni, è stata di poco superiore ad un quarto dei fondi disponibili (27%). Non si può non concordare con il Presidente sulla lentezza cronica di alcuni grandi Enti, in parte responsabili della spesa, come Anas, Ferrovie, Autorità portuali. Una considerazione però sorge spontanea: in questi dieci anni non si sono levate molte voci a denunciare una ingiustificabile lentezza, tanto più grave quando si consideri che nel resto del Mezzogiorno italiano le stesse risorse sono state spese per il 37% e nella media nazionale per il 44%. Delle due l’una: o i grandi enti sono inefficienti in Sicilia e più efficienti altrove, o come è presumibile c’è una chiamata di correo per la Regione Siciliana e per gli enti locali interessati.
Nella nota del Presidente della Regione vengono poi elencati dettagliatamente una serie di bandi, pubblicati nel 2010, che dovrebbero permettere di spendere circa 6-700 milioni. Ben venga questa spesa, tuttavia resta il fatto che, anche dando per erogati, entro il prossimo anno (cosa abbastanza improbabile), i fondi dei bandi appena pubblicati, saremmo ancora al 12-13% degli 8,6 miliardi di risorse europee assegnati alla Sicilia, quando si è consumato circa il 60% del tempo utile.
Con riguardo infine agli APQ, di cui si è detto, ed ai Contratti di Programma (speso appena l’1,9%), restano nei cassetti almeno altri 15 miliardi di euro.
Forse «parlare di incapacità di spesa della Regione rischia di essere un’affermazione generica e poco corretta», ma sincerante non ce ne sovviene un’altra.
Condividiamo invece l’affermazione del Presidente a conclusione dell’articolo: «Certo si può e si deve fare di più e meglio. Molto di più e molto meglio. È nostro dovere farlo e lo faremo». E noi aspettiamo con sincera fiducia che questo avvenga.
Lelio Cusimano


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