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Eolico, in un pizzino di Lo Piccolo i nomi dell'affare

Un foglietto di carta trovato nel covo di Giardinello del boss palermitano al vaglio degli investigatori. Messineo: "Gli impianti di energia nuova frontiera della criminalità"

TRAPANI. Al boss Salvatore Lo Piccolo pare che Vito Nicastri andasse bene per gestire il business dell'eolico. Il via libera in un "pizzino" trovato nel covo di Giardinello, dove Lo Piccolo padre e figlio furono arrestati il 7 novembre del 2007. Un foglietto di carta al vaglio dei procuratori antimafia, visto che contiene anche altri nomi, tra i quali anche quello di Mario Scinardo, secondo gli investigatori "vicino alla famiglia mafiosa dei Rampulla di Mistretta".
Gli inquirenti stanno sviscerando una serie di contatti che Nicastri avrebbe avuto con esponenti della criminalità organizzata calabrese e campana e rappresentanti politici.
L'inchiesta ha svelato un grumo di interessi che è alla base di un vero e proprio boom dell'eolico in Sicilia. Gli ultimi dati dicono che attualmente gli impianti eolici attivi in Sicilia producono energia per 1148 Megawatt. Nel 2004 la produzione era di appena 183 Mw e solo a partire dal 2007 c'é stato un improvviso salto prima a 670 e poi a 795 Mw.      
L'incremento produttivo è il frutto di investimenti cospicui, favoriti non solo dai contributi per l'installazione degli impianti ma anche dalla certezza di assorbimento dell'energia prodotta da parte del sistema nazionale.
La Regione ha cominciato a esaminare con molta attenzione le domande presentate (sono 1700 tra eolico e fotovoltaico). Le autorizzazioni rilasciate negli ultimi tempi riflettono la preoccupazione di non creare più energia di quanta se ne possa utilizzare e di frenare le pressioni degli interessi mafiosi. L'assessore regionale all'energia Pier Carmelo Russo, che vive sotto scorta anche per la questione dei rifiuti, sta applicando una linea di contenimento dell'eolico esponendosi a forti critiche politiche. Un'eco di questi attacchi si è avuta ieri nell'intervento del sottosegretario Gianfranco Micciché che ha definito Russo un "bloccatore", cioé un ostacolo a misure di sviluppo economico. In difesa di Russo è subito sceso in campo lo stesso presidente della Regione, Raffaele Lombardo, il quale ha detto che il suo assessore tecnico ha cercato solo di fermare il "malaffare".
Sull'affare eolico è intervenuto il procuratore della Repubblica di Palermo, Francesco Messineo: "L'eolico - dice - ha sostituito l'edilizia come sistema e canale di riciclaggio poiché garantisce maggiore sicurezza". Altri settori prediletti dalla mafia per il riciclaggio di denaro, secondo Messineo, sono "il fotovoltaico, la grande distribuzione commerciale, i villaggi turistici, tutti campi di investimento molto redditizi".
Maggiori dettagli sul Giornale di Sicilia in edicola oggi (16 settembre 2010).

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