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Berlusconi e Bossi: "Fini lasci la presidenza della Camera"

E' la reazione del premier e del leader della Lega al discorso di Mirabello, presto al Quirinale per chiederne le dimissioni. "Svolge un ruolo ostile alla maggioranza e incompatibile con quello super partes che ricopre attualmente"

ROMA. Silvio Berlusconi e Umberto Bossi saliranno al Quirinale per chiedere le dimissioni di Gianfranco Fini da presidente della Camera. E' questa la risposta del premier e del leader della Lega al discorso di Mirabello. Una mossa a sorpresa che viene annunciata al termine del vertice di Arcore fra il Cavaliere e lo stato maggiore leghista.     
"Le dichiarazioni dell'on. Gianfranco Fini sono state unanimemente giudicate inaccettabili", recita il comunicato congiunto diffuso dopo mezzanotte. "Le sue parole sono la chiara dimostrazione che svolge un ruolo di parte ostile alle forze di maggioranza e al governo, del tutto incompatibile con il ruolo super partes di presidente della Camera. Per questo, conclude la nota, "il presidente Berlusconi e il ministro Bossi nei prossimi giorni chiederanno di incontrare il presidente della Repubblica per rappresentargli la grave situazione che pone seri problemi al regolare funzionamento delle istituzioni".    
Una nota durissima che tuttavia sembra essere il frutto dell'estremo tentativo del premier di resistere al pressing del Carroccio e verificare se vi siano spazi per trovare una strada alternativa alle urne, magari confidando sui 'finiani moderati' ai quali si è più volte appellato. A farlo capire è lo stesso Senatur. Il primo passo, ha spiegato il leader del carroccio lasciando villa San Martino, "non sarà presentare le dimissioni del governo, ma chiedere che Fini sia spostato da presidente della Camera". Certo, per la Lega gli spazi ormai sono ridotti al lumicino, se non addirittura azzerati. "Alla fine - aggiunge infatti il Senatur - bisognerà andare alle elezioni. Fini si è tirato fuori dal partito di maggioranza. C'é la Lega, ma quando non ci sono i numeri cosa dobbiamo fare?".    
Il Carroccio, dunque, sembra determinato: o le cose si chiariscono in fretta o si va al voto. Quando? Anche prima della fine dell'anno, dice Bossi, visto che esiste "la possibilità tecnica di andare alle urne prima di Natale", anche se - aggiunge - "é un po' più complesso". Al tavolo di Arcore, in effetti, si è ragionato sulla data del 27-28 novembre. Ma al momento è solo un ipotesi, prima si tenterà la via della richiesta di dimissioni di Fini.    
Nessuno però crede veramente che la visita a Giorgio Napolitano possa far scendere l'ex leader di An dallo scranno più alto di Montecitorio. Ecco perché quella emersa stasera sembra un compromesso strappato dal Cavaliere a Bossi nel tentativo di guadagnare qualche settimana. "Aspetteremo e poi, a metà mese, sulla base dell'esito del colloquio al Colle ma anche sulla base di ciò che succederà in Parlamento, decideremo", riassume uno dei presenti al vertice. In ogni caso, ci tiene a precisare la stessa fonte, "non ci sarà nessuna trattativa con Fini, semmai ci sarà con i finiani moderati". La speranza del Cavaliere (forse l'ultima per evitare le urne), dunque, è ancora quella di dividere il gruppo di Futuro e Libertà. Forse confortato dai contatti che, come nei giorni passati, sono proseguiti nelle ultime ore. "Ma non basterà un chiarimento 'numerico' - precisa un ministro presente ad Arcore -, occorrerà un chiarimento politico perché altrimenti rischiamo solo di farci logorare".     
Il pericolo che la richiesta di dimissioni abbia l'unico risultato di ricompattare le truppe finiane, viene respinto da un altro esponente del Pdl: "Fino a quando non li metteremo davanti ad una scelta chiara, nessuno prenderà una decisione così difficile".

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