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Cossiga, l'ultima picconata: niente funerale di Stato

L'ex presidente della Repubblica, morto ieri al Gemelli, in una delle quattro missive lasciate alle autorità ha espresso chiesto delle esequie in forma strettamente privata

ROMA. La sua ultima picconata Francesco Cossiga la ha data morendo. Il presidente emerito della Repubblica, che in oltre cinquant'anni di vita politica ha ricoperto tutti gli incarichi ai vertici delle Istituzioni repubblicane, ha rifiutato i funerali di Stato. Per lui sarà allestita una camera ardente nel Policlinico Gemelli, l'ospedale romano dove è spirato dopo un ricovero di poco più di una settimana. Oggi nella chiesa centrale del Gemelli, dalle 10 alle 18, sarà possibile rendere omaggio alla salma di Cossiga che poi sarà traslata in Sardegna.     


I funerali del senatore a vita saranno celebrati giovedì, in forma strettamente privata, a Cheremule (Sassari), il piccolo paese del Meilogu a cui Cossiga era particolarmente affezionato perché lì erano nati i suoi genitori. All'origine della scelta di Cossiga potrebbe aver anche influito il fatto che le piccole dimensioni della chiesa parrocchiale e del sagrato sono tali da favorire il carattere strettamente privato delle esequie.  Dunque, per Cossiga niente funerali di Stato, niente picchetti d'onore, niente sfilata di autorità: così come per Sandro Pertini e diversamente da Giovanni Leone, le cui solenni esequie vennero invece celebrate a Santa Maria in Vallicella, conosciuta come Chiesa Nuova, nel cuore del centro storico di Roma.     


E' stato lo stesso senatore a vita a comunicare il suo 'no' alle esequie di Staro con quattro lettere da lui inviate, al segretario generale del Senato Antonio Malaschini invitandolo a trasmetterle alle massime cariche dello Stato. Lettere "personali e riservate", del cui contenuto nulla è trapelato, che sono state recapitate al presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, ai presidenti del Senato e della Camera Renato Schifani e Gianfranco Fini ed al presidente del Consiglio Silvio Berlusconi.   Missive in cui viene ribadito il rifiuto dei funerali di Stato ma che certamente contengono anche le ultime riflessioni di un politico straordinario che in punto di morte, dopo aver sofferto per mesi di una pesantissima depressione, ha scelto le persone ai vertici delle Istituzioni per inviare un ultimo messaggio al Paese che ha servito: un messaggio che Cossiga avrà espresso con la sua chiarezza di sempre, come al solito in modo il più diretto possibile, senza reticenze e senza peli sulla lingua. Come è sempre stato nello stile dell'uomo che, unico caso del genere nella storia della Repubblica, si è dimesso da ministro dell'Interno dopo l'uccisione di Aldo Moro e che dal Quirinale ha previsto quella che sarebbe stata la fine della Prima Repubblica.  

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