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"A Ficarazzi il pizzo si chiede con le forniture"

Parla un imprenditore del centro alle porte di Palermo. Non ha accettato di acquistare gli infissi da un boss e così gli hanno bruciato il portone di casa e recapitato due teste di capretto

PALERMO. “Pizzo imposto con le forniture”. E’ quanto emerge dal racconto di un imprenditore di Ficarazzi, nel Palermitano, vessato e costretto dalla mafia a scegliere gli infissi per le sue costruzioni di Atanasio Alcamo, titolare di un’officina e presunto giovane capomafia del centro alle porte del capoluogo isolano, arrestato lo scorso giovedì insieme a Placido cacciatore, esecutore delle aggressioni.
Per bloccarli ci sono voluti due anni di indagini e intercettazioni, che hanno portato i due criminali ad ammettere i taglieggiamenti e l’imprenditore a confessare quello che aveva subito.
Alcamo gli aveva fatto prevenire un preventivo per alcuni infissi da montare in un palazzo in costruzione che si aggirava intorno ai 30 mila euro, 10 mila euro in più di quello che era stato presentato da un’altra azienda. Il costruttore decise così di optare per la soluzione più economica ma questo gli è valso prima l’incendio appiccato al portone della sua abitazione e poi il ritrovamento di due teste di capretto in un terreno di sua proprietà.
Quella dell’estorsione camuffata da fornitura di materiale sembra essere una tecnica piuttosto consolidata a Ficarazzi, dato che anche un altro imprenditore della zona aveva subito un trattamento simile per essersi rifiutato di acquistare la fornitura di infissi da Alcamo.
Maggiori dettagli nell’edizione cartacea del Giornale di Sicilia in edicola oggi, domenica 8 agosto 2010.

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