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La galoppata estiva della benzina

Arriva l'estate e, puntualmente, comincia la galoppata della benzina. Un litro di verde ha superato la soglia di 1,4 euro riportandosi sui valori massimi degli ultimi anni. Una coincidenza: chissà perché questi rincari scattano, invariabilmente, alla vigilia dei grandi esodi. Quello di Ferragosto come adesso. Ma anche Pasquetta e in occasione dei ponti primaverili. Una regola che non conosce eccezioni. Solo conferme.
Ogni volta la solita storia. Proteste dei consumatori, la difesa dei petrolieri, l'intervento del governo. Stavolta al copione mancherà l'ultimo atto. Il ministro dello Sviluppo economico è attualmente privo di titolare. Silvio Berlusconi ha preso l'interim ma, con tutto quello che sta accadendo, è improbabile che trovi il tempo per dedicarsi anche al caro-carburante. È anche vero che, se lo facesse, difficilmente troverebbe una soluzione. A meno di non avere la bacchetta magica.
Il percorso della benzina è davvero sovrannaturale. Le giustificazioni dei petrolieri sono scolpite con il laser: il prezzo alla pompa dipende dalle quotazioni internazionali del greggio. Quindi non ci possiamo fare niente. In realtà non è esattamente così. Guardando alla serie storica si vede benissimo che il pennino è molto sensibile quando deve muoversi verso l'alto. Altrimenti viene assalito da una pigrizia che sfiora la paralisi. Giusto un piccolo aggiustamento prima del nuovo balzo in avanti. Proprio questo meccanismo, a luglio, ha già fatto salire l'inflazione all'1,7%. Un dato che ha sorpresa tutti gli analisti visto che la dinamica di giugno si era fermata all'1,3%.
È probabile che a settembre arrivi qualche brutta sorpresa. Non solo dal fronte energetico. Ma anche da quello alimentare. In un mese, infatti, le quotazioni del grano sono raddoppiate arrivando alla soglia di 860 dollari. All'inizio dell'estate erano ferma a 440. Anche qui, come per le benzina le motivazioni hanno radici internazionali. Dapprima la decisione dell'Ucraina di bloccare le esportazioni vista la caduta del raccolto. Ora anche Mosca. Da Ferragosto alle fine dell'anno non un chicco di frumento uscirà dai confini della Russia. Gli incendi che stanno devastando il Paese hanno spinto Putin a bloccare le frontiere. Il grano della steppa (già in quantità ridotte per le avverse condizioni atmosferiche) è sempre più scarso. Quello che c'è servirà a sfamare le popolazioni locali.
Se Mosca non cambia idea è facile immaginare che la quotazione sfonderà la soglia di 900 euro riportandosi ai massimi del 2008. I riflessi sul prezzo del pane e della pasta saranno sensibili. E anche immediati. Soprattutto adesso che, come si vede, la ripresa economica comincia a farsi robusta. Benzina e pane più cari non agevoleranno la corsa dei consumi interni. Invece è proprio quello che servirebbe. Finora, il recupero della produzione è, in larga misura, frutto delle esportazioni. Ma quanto potrà durare ancora?

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