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Ora via i rifiuti dalle strade siciliane

Una Ordinanza del capo del governo del 9 luglio scorso ha nominato il Presidente della Regione Siciliana commissario delegato per l'emergenza rifiuti. L'Ordinanza fa seguito alla riforma approvata con voto bipartisan dell'Ars (Legge 9/2010). Anche se solo il tempo sarà giudice, la legge 9, almeno sulla carta, rappresenta l'unica vera riforma varata in questa legislatura. Basti pensare, tra le tante, alla norma che considera illecite e quindi nulle le assunzioni fatte dopo una certa data; analogamente è da considerare come un provvedimento di forte impatto la connessa possibilità, codificata per la prima volta nell'Ordinanza, di precettare il personale addetto ai rifiuti. L'attesa è quindi grande, anche perché grande è il disagio indotto dalla crisi del sistema dei rifiuti in Sicilia.
Venti giorni dopo il provvedimento di commissariamento, arriva la nomina del primo dei quattro sub-commissari previsti dall'Ordinanza (se ne parla nel pezzo di Giacinto Pipitone). La scelta fatta ha in sé un carattere rilevante perché tocca direttamente l'interesse del cittadino. Al sub commissario, infatti, sono attribuiti ampi poteri per raggiungere il primo e più urgente degli obiettivi: liberare le strade dai rifiuti. Acquistare o noleggiare i mezzi meccanici mancanti, creare nuove discariche, intervenire su quelle esistenti, precettare il personale, sono alcuni dei provvedimenti attivabili immediatamente ed in deroga a norme e regolamenti; come dire, una volta tanto, con tempi di reazione «umani». A questo punto sarà impossibile invocare alibi di qualunque tipo; l’eliminazione dei rifiuti dalle nostre strade deve essere un traguardo certo e ineludibile.
Il secondo fatto nuovo attiene alla dotazione finanziaria; a differenza di quanto era trapelato, le risorse disponibili sono lievitate fino a 200 milioni di euro. La Regione però si troverà a dirimere un problema non da poco. L'assegnazione di queste risorse non può intendersi come aggiuntiva. Riguarda infatti somme già assegnate ed impegnate. Individuare 200 milioni da spendere per l'emergenza rifiuti, equivale quindi ad un taglio, per analogo importo, di spese già programmate e che riguardano prevalentemente infrastrutture.
Resta la questione del piano rifiuti; quello esistente dovrà essere modificato, alla luce della legge di riforma e dell'Ordinanza, entro un termine che non è perentorio ma, come dicono gli addetti ai lavori, ordinatorio, e quindi in qualche misura derogabile. Non sarà agevole entro il 9 settembre, con agosto di mezzo, mettere mano a misure tanto complesse, dovendo agire di intesa con la protezione civile nazionale e sotto il «giudizio» finale del Ministero dell'Ambiente. Sarebbe davvero un guaio se dovessero intervenire logiche politiche.
Un'ultima notazione riguarda la realizzazione in Sicilia dei termovalorizzatori. Questa scelta ha fatto cadere un velo. Le forze politiche hanno alimentato per mesi una sterile contrapposizione sul tema. Per scoprire poi che i termovalorizzatori, con il conforto delle «migliori tecnologie disponibili», rappresentano comunque un anello della filiera di smaltimento che, muovendo dalla riduzione dei rifiuti e passando dalla differenziata e dal riciclo, trova sbocco nella combustione della parte residua, per produrre elettricità. Se possiamo e dobbiamo considerare prossima l’eliminazione dei rifiuti dalle strade, più di qualche perplessità sopravvive in ordine allo smaltimento che si saprà fare dei rifiuti stessi.

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