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Se la civiltà distrugge la Natura

«Le prove archeologiche mostrano che ci siamo allontanati dalla natura circa diecimila anni fa, con l'inizio di quella che chiamiamo civiltà. Questo balzo in avanti ha creato l'illusione che ci fossimo emancipati dal mondo da cui traiamo origine, alimentando la credenza che si potesse riplasmare a piacere lo spirito umano per adattarlo ai cambiamenti dell'ambiente e della cultura». Questa frase è tratta dal libro La creazione (Adelphi) di Edward O.Wilson, il più grande entomologo vivente.
Wilson ha insegnato per decenni alla Harvard University. Lo studioso appare giustamente preoccupato sulle attività del principale nemico del nostro pianeta, l'uomo. Entro la fine del secolo almeno la metà di tutte le specie, animali e vegetali, potrebbero scomparire. A quel punto, avrebbe inizio «l'età cremozoica» o l'età della solitudine. Con costi, per le future generazioni, inimmaginabili, non solo economici, ma anche culturali e psicologici. Ecco perché appare sempre più urgente, secondo l'autore, attuare una strategia della conservazione, tesa a collegare l'approccio razionale della scienza con quello emotivo e spirituale.
Questa volta la «battaglia ecologista» viene condotta non dai Verdi, spesso col virus dell'ideologismo, ma da uno scienziato, armato di solidi argomenti e di analisi molto approfondite. Una riflessione che fa pensare più di tante iniziative ecologiche che sanno solo dire «no» al progresso e che certo non aiutano a difendere l'uomo e la natura.
Occupandoci oggi di ecologia e ambiente non possiamo dimenticarci di Jonathan Safran Foer, Se niente importa (Guanda). Si tratta di uno scrittore americano, autore di numerosi romanzi, che ha deciso di schierarsi con gli animali, con un libro-appello sul «no» alla carne, qualsiasi tipo di carne. Questo libro è il frutto di un'indagine che l'ha portato negli allevamenti intensivi, visitati anche nel cuore della notte. Ha raccontato quindi le violenze inflitte agli animali e i venefici trattamenti a base di farmaci che devono subire e i modi, anche crudeli, che gli animali subiscono per diventare il nostro cibo quotidiano. Foer invita tutti alla riflessione, indicando nel dolore degli animali il discrimine tra umano e disumano.
C'è un'inchiesta coraggiosa che vale la pena di segnalare di un serio giornalista, Riccardo Bocca, Le navi della vergogna (Bur-Rizzoli). Tante volte le cronache dei media si sono occupate di navi di veleni, di rifiuti radioattivi, affondate nel Mediterraneo, di cui sono state responsabili cosche mafiose, siciliane e calabresi. Nel libro si trovano le testimonianze di un pentito (Francesco Fonti), dichiarazioni di magistrati e di poliziotti che si sono occupati di indagini su questa scottante materia. I primi sospetti sulla nave affondate (nel mare di Cetraro, costa tirrenica della Calabria) risalgono al 1994. Ma le indagini sono state sempre ostacolate, anche dalle autorità locali e da tanti depistaggi dei servizi segreti.
Infine, parliamo di noi. Un autore certo non può recensire la propria opera; ci limitiamo quindi solo a segnalarla visto che parliamo di ambiente. Ci riferiamo a Puliamo il futuro-Viaggio attraverso i comportamenti ambientali degli italiani (Guerini e Associati). Si tratta della storia degli ultimi trent'anni dell'ambientalismo italiano, che ho scritto dopo aver sentito numerosi protagonisti e consultato montagne di documenti: dalla diossina di Seveso a Cernobyl; dalla discussa chiusura delle centrali nucleari alle discariche abusive, all'ecomafia, alle navi dei veleni, ai gravi inquinamenti dell'aria, del suolo, dell'acqua; dal Protocollo di Kyoto alla Conferenza di Copenhagen sui cambiamenti climatici. Nel libro gli interventi del ministro Stefania Prestigiacomo, di Gianni Alemanno, di Ermete Realacci e Fulvio Conti. Mentre siete sotto l'ombrellone riflettete sulle condizioni di (pessima) salute in cui abbiamo ridotto Madre Terra e su ciò che ancora possiamo fare per salvarla.

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