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"Nel paese di Messina Denaro il pizzo non si paga"

A dirlo è stato Giuseppe Grigoli, 60 anni, imprenditore in carcere per riciclaggio di denaro: "A Castelvetrano il racket colpisce solo chi viene da fuori"

MARSALA. "A Castelvetrano la mafia non impone il pagamento del pizzo agli imprenditori locali ma soltanto a chi viene da fuori. E i castelvetranesi devono pagare solo se hanno attività in altri centri". L'ha affermato Giuseppe Grigoli, 60 anni, imprenditore, ex gestore dei supermercati Despar in tre province (Trapani, Palermo e Agrigento), nel processo che lo vede imputato a Marsala per associazione mafiosa, assieme al superboss latitante Matteo Messina Denaro. L'imprenditore, in carcere con l'accusa di avere messo a disposizione della mafia la sua catena di supermercati per il riciclaggio del denaro, ha detto di avere incontrato Messina Denaro pochissime volte. E in una di queste occasioni, agli inizi del '92, il boss gli avrebbe detto che se apriva nuovi supermercati in altre citta' "doveva pagare". Grigoli ha spiegato che "fu Filippo Guttadauro, cognato di Messina Denaro, a fissare quell'incontro a Castelvetrano, in un appartamentino al piano terra di via XX Settembre". Grigoli ha poi raccontato di essere stato "costretto" da Salvatore Messina Denaro - fratello del boss, ex impiegato della Banca Sicula, anch'egli arrestato per mafia - ad erogare "un prestito di 500 milioni di lire ad alcune persone in difficoltà". L'imprenditore ha affermato che per prestare quel denaro dovette fare un mutuo. Poi, ha parlato delle assunzioni di circa 25 persone fatte "su indicazione della mafia", che gli ha anche imposto alcuni nomi per il movimento terra e l'acquisto del cemento per la realizzazione di supermercati. "Non ho denunciato questi fatti per paura - ha dichiarato Grigoli - oggi l'avrei fatto. Per pagare la mafia facevo anche false fatturazioni. Nel 1996, sono stato ad un passo dal decidere di denunciare, però mi è mancato il coraggio. Temevo di subire l'incendio dei negozi e di vivere sotto scorta".

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