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Regione, Lo Bello: "Consulenze, ci vuole trasparenza"

Il presidente di Confindustria Sicilia propone al governo la sua ricetta per fugare i dubbi di favoritismo. Le sue parole in un'intervista esclusiva al Giornale di Sicilia

«Bisogna fugare il dubbio che queste consulenze vengano assegnate per appartenenza politica. Il cittadino deve essere messo nelle condizioni di valutare se chi è stato scelto dal governo, e pagato con soldi pubblici, sia davvero in grado di dare un apporto ulteriore alla Regione. E per fare ciò è arrivato il momento di introdurre maggiore trasparenza nelle nomine»: Ivan Lo Bello, presidente di Confindustria Sicilia, invita il governo a cambiare il sistema di assegnazione delle consulenze. E chiede a Lombardo di rispondere a una proposta che lancia dalle colonne del Giornale di Sicilia per invertire la rotta che ha già portato a un boom di 370 consulenti in due anni, messi sotto contratto da presidente e assessori per una spesa di 4,3 milioni.


È stupito anche lei dalla portata del fenomeno?



«Io credo che contrattualizzare un consulente non sia a priori un fatto negativo o positivo. A volte gli esperti sono perfino indispensabili. Il problema è la trasparenza dei metodi di selezione. Se avessimo avuto 370 fuoriclasse, l’amministrazione ne avrebbe sicuramente beneficiato. Ma il dubbio è che si sia invece fatto ricorso a personaggi appartenenti a partiti politici o comunque espressione di clientelismo».


Quale metodo userebbe per assicurarsi che la nomina sia indispensabile?



«Per prima cosa, ovviamente, introdurrei la regola che un consulente non può avere una tessera politica riferibile a uno dei partiti che compongono la maggioranza di governo. Poi credo che non costi nulla pubblicare prima della firma del contratto il curriculum di chi si sta per assumere. Direi che basterebbe pubblicarlo un paio di settimane prima in modo da dare l’opportunità all’opinione pubblica di valutare se si è in presenza di una personalità realmente eccellente. Infine, aggiungerei alla pubblicazione del curriculum la relazione motivata della necessità di arruolare un consulente: si dovrebbe spiegare l’incarico, precisarne la durata e magari anche verificare che all’interno dell’amministrazione non ci sia nessuno che possa espletarlo».



Le ultime nomine domostrano che questi incarichi vengono assegnati con mini contratti sempre, o quasi, rinnovati che permettono a chi ne beneficia di avere un posto stabile negli assessorati. La spesa non viene controllata. Crede che il governo accetterà i suoi consigli? Sarebbe il caso di introdurre anche un tetto a queste spese?




«Spero che qualcuno mi risponda. E credo che in venti giorni si potrà verificare se ciò che ho detto si può fare. Indicare fin dall’inizio la motivazione dell’incarico e la durata eviterà proprio queste distorisioni. E introdurre un tetto a queste spese può essere una soluzione aggiuntiva».


Secondo lei un imprenditore, con le dovute proporzioni, sosterrebbe una spesa simile per la sua azienda?



«Un imprenditore, se ha un uomo capace, lo mette in azienda stabilmente senza farselo scappare. Le aziende si dotano di consulenti come qualsiasi altro ente ma solo per coprire un vuoto e sempre per un periodo limitato».

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