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Nella lotta alle mafie anche la politica fa la sua parte

Non tira proprio un'aria salutare per le organizzazioni criminali del Mezzogiorno e per le loro metastasi invasive e pervasive in questo momento particolarmente allarmante nell’Italia del nord e nel mondo. Ieri è stata vibrata all'ndrangheta calabrese una botta sonora e potente: 304 fra fermi e ordini di custodia cautelare sono stati eseguiti da polizia e carabinieri. Una Waterloo mafiosa. Fra gli arrestati Domenico Oppedisano, considerato il numero uno della micidiale organizzazione.
Inoltre è stato smantellato il proconsolato lombardo ndranghitoso, nel quale erano rappresentate tutte le 'ndrine madri della Calabria.
Di un colpo simile non si aveva memoria. La 'ndrangheta è considerata la più potente, ricca e impermeabile delle organizzazioni criminali italiane, per motivi storici e strutturali. La sua collocazione nell'Ontario negli Stati Uniti e nell'Australia risale ai primi del Novecento. Nel continente australe utilizzò addirittura un immenso stato per le coltivazione intensiva della marijuana.
Attualmente la 'ndrangheta è il principale mega commerciante di droga e i suoi tentacoli si estendono in tutti i paesi d'Europa, fino all'Asia, Africa, America
Perfino i potenti e spietati narcotrafficanti colombiani la rispettano e se ne fidano. Perché la 'ndrangheta statisticamente ha la più bassa percentuale di pentiti, perché nei clan i vincoli di sangue prevalgono sulle gerarchie mafiose: se è relativamente facile rompere coi propri complici, molto più difficile è tagliare i legami di sangue.
La famiglia per i mafiosi calabresi non è un archetipo retorico.
E non è solo la droga la mafia calabrese ha una capacità straordinaria nel collocare i proventi del narcotraffico in attività lecite che, soltanto per questo, passano il confine della legalità. L'esempio del proconsolato lombardo e della faida di Duisburg sono abbastanza eloquenti. Per non dire della vocazione a sfruttare finanziamenti ed erogazioni pubbliche, attraverso la manipolazione della politica locale in diverse zone. È comprensibile la soddisfazione del ministro dell'Interno, Maroni, per questa offensiva che ha avuto successo. Il titolare del Viminale rivendica al governo in carica il merito di avere adottato una strategia efficace e inflessibile contro tutte le forme di criminalità organizzata. Vien da sorridere ricordando che quando si formò l'attuale governo dall'opposizione si levò l'accusa che quest'esecutivo avrebbe favorito i clan. Va sottolineato, anche, che in passato un colpo d'ariete contro una mafia, per via della coperta corta, comportava un alleggerimento della pressione contro le altre. Attualmente operazioni importanti avvengono in tutto il Paese contemporaneamente contro mafia, camorra e 'ndrangheta. Lo testimonia il numero e la qualità criminale dei latitanti catturati.
Questa non è soltanto un'attività di polizia e di magistratura che non si risparmia, è un'azione per il risanamento del Mezzogiorno e per il suo sviluppo. Da anni abbiamo compreso che senza un pieno ritorno alla legalità e il controllo del territorio è inutile sperare in un cambiamento significativo del Sud specie se parte delle risorse impiegate nel Mezzogiorno finiscono nei forzieri delle mafie. È evidente però che anche la politica a livello territoriale faccia la sua parte, per evitare che i soliti "don" banchettino a spese dei contribuenti.

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