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E finalmente arriva il tempo del fare

Il Consiglio dei ministri, con apposita ordinanza firmata dal capo del governo, riconosce la condizione di emergenza rifiuti in Sicilia, nomina il presidente della Regione siciliana commissario delegato ed assegna i tanto sospirati fondi Fas. Questa ordinanza fa risultare possibile l'interlocuzione Stato-Regione, quando il confronto si fondi su esigenze reali e proposte di intervento realistiche. Non a caso l'ordinanza governativa fa seguito alla riforma del comparto dei rifiuti, approvata con voto bipartisan dell'Ars, che opera nel nostro territorio una scelta innovativa: aprire al mercato ed alla libera concorrenza il servizio pubblico dei rifiuti. Oggi si scrive una pagina diversa, vedremo quanto nuova, per il superamento della situazione di emergenza nella gestione dei rifiuti.
La gamma dei poteri assegnati al presidente-commissario è molto ampia. Ha 60 giorni per adeguare il piano regionale dei rifiuti e per mettere in moto una macchina realmente complessa avvalendosi, come da Ordinanza, dei prefetti e di quattro soggetti attuatori, cui affidare specifici ambiti di intervento. Sarà così possibile realizzare piazzole per lo stoccaggio delle frazioni separate, adeguare o realizzare nuove discariche, realizzare nuovi siti di stoccaggio provvisorio per una prima selezione dei rifiuti e principalmente approntare i mezzi e le attrezzature oggi del tutto carenti. Non si può ignorare, infatti, che il vero problema dei rifiuti in Sicilia non si è generato nelle fasi di smaltimento finale, quanto piuttosto nella assoluta inefficienza (per usare un eufemismo) di un sistema di raccolta e trasporto che costa 800 milioni di euro all'anno.
Per troppi anni si è consentito, ed ancora si consente, di portare il numero degli addetti ai rifiuti a livelli insostenibili, sacrificando però l'acquisto delle attrezzature necessarie. Obiettivo del commissario sarà quello di incrementare la raccolta differenziata di carta, plastica, vetro e metalli con un traguardo a dir poco ambizioso: raggiungere entro il dicembre del 2011 una quota del 35% di raccolta differenziata; non sarà una cosa agevole, posto che il centro-nord italiano ha impiegato dodici anni per passare dal 20 al 32% di differenziata. Almeno due passaggi, tra i tanti dell'Ordinanza, meritano una sottolineatura. Il commissario delegato ha facoltà di «precettare» i lavoratori impiegati nel sistema rifiuti. Una misura non da poco, specie se si considera la possibilità, prevista dalla legge 9, di tagliare la forza lavorativa impiegata e che in taluni casi risulta addirittura straripante. La seconda questione meritevole di sottolineatura riguarda la realizzazione in Sicilia dei termovalorizzatori. Questa scelta, cui non sono estranee le sollecitazioni del ministero competente, fa cadere un velo. A rischio di innescare l'ennesimo conflitto ideologico, le forze politiche e di governo hanno alimentato per mesi una sterile contrapposizione sul tema. Quasi ignorando (ma ovviamente non è così) che i termovalorizzatori, con il conforto delle «migliori tecnologie disponibili», rappresentano comunque un anello della filiera di smaltimento che, muovendo dalla riduzione dei rifiuti e passando dalla differenziata e dal riciclo, trovi sbocco nella combustione della parte residua, per produrre elettricità. Ora il Presidente-Commissario può progettare, realizzare e gestire impianti di termovalorizzazione, mettendo così la parola fine ad una diatriba che ricorda tanto quella dell'acqua pubblico-privata o dei tram di destra-sinistra. Storie che hanno impegnato il passato recente della Sicilia senza incidere minimamente sul suo futuro. D'altra parte, osservava De Gasperi, i politici guardano al consenso, gli statisti al futuro!

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