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Palermo, le mani della mafia sul bar di fronte a Villa Sofia

Lo ha raccontato il pentito Francesco Briguglio nel corso del processo "Rebus" in cui sono imputati, tra gli altri, i boss Madonia

PALERMO. Mariangela Di Trapani, moglie del capomafia palermitano Salvino Madonia, avrebbe chiesto  l'aiuto dei boss Lo Piccolo per comprare materiali d'arredamento per un bar che si trova di fronte l'ospedale palermitano Villa Sofia, che sarebbe stato gestito, secondo gli inquirenti, da Massimiliano Lo Verde per conto di Cosa nostra.     
Lo ha raccontato, davanti alla quarta sezione del tribunale di Palermo, il pentito Francesco Briguglio che questa mattina ha deposto nel processo "Rebus" in cui sono imputati, tra gli altri, i fratelli Madonia.    
Il troncone in abbreviato si è già concluso con la  condanna a 10 anni di Mariangela Di Trapani, che avrebbe  gestito il tesoro occulto del clan, valutato in 15 milioni di  euro, mentre il cognato Antonino Madonia era al 41 bis.  Uno degli affari di cui si occupava la moglie del boss era  proprio il bar Sofia, sequestrato nei mesi scorsi.     
"Salvatore Lo Piccolo - ha raccontato Briguglio - mi disse che Mariangela Di Trapani gli aveva chiesto una mano per i pezzi d'arredamento di un bar, io credo che fosse il bar Sofia. C'era  una ditta a Carini che si occupava di queste forniture e Di  Trapani voleva avere sconti e una dilazione nei pagamenti. Il  pizzino in cui Lo Piccolo rispondeva alla donna lo consegnai io  stesso a Mariangela Di Trapani all'inzio del 2003".    Briguglio ha anche parlato del ruolo di Pietro Pizzo, sposato  con una delle figlie di Salvatore Di Trapani, che in abbreviato  ha avuto quattro anni per concorso in fittizia intestazione di  beni, e della società Siced di Carini, creata da Francesco e  Nicola Di Trapani.   Il processo è stato rinviato al 16 settembre per sentire altri tre collaboratori di giustizia.

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