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Palermo nuova frontiera dei rifiuti

Ormai è certificato dalle cronache e ratificato dai commentatori della stampa nazionale e internazionale: è Palermo la nuova frontiera dell’emergenza rifiuti, l’italica capitale della monnezza. Lo è perché ha accumulato mesi e mesi di gestione scricchiolante del servizio di raccolta, stretto fra le inefficienze di un’azienda a cui non sono bastate le robuste flebo di denaro pubblico per uscire dalle secche della crisi e l’innegabile scarsa collaborazione civica di una città che si sporca da sola e poi piange sulle proprie brutture. Ma lo è anche, anzi soprattutto, perché vive in un pericoloso limbo all’interno del quale tutti sanno che il peggio è alle porte, ma nessuno sembra preoccuparsene più di tanto.   


La vicenda è tanto nota, quanto ancora del tutto insoluta: fino a quando potrà ancora resistere la discarica di Bellolampo? Dando per scontato che arrivi il nulla osta per l’utilizzo della quinta vasca (ma perchè aspettare proprio l’ultimo momento, visto che da domani sarà definitivamente out la quarta?), la risposta ancora non c’è: nel balletto fra prefetto-commissario e Amia quest’ultima sembra aver rivisto in meglio la propria previsione, portandola da 3 a 4-5 mesi, dunque più vicina ai 7 mesi indicati dalla stessa struttura prefettizia. Comunque pochi, pochissimi. Visto che non si sa ancora cosa potrà succedere dopo. L’unica soluzione al momento in cantiere è quella che mira a «ritagliare» all’interno dell’attuale discarica un nuovo spazio di raccolta. Ma siamo ancora alla fase embrionale. E i tempi stringono inesorabilmente. Ecco perchè confidiamo che dal vertice convocato per oggi all’Ars possano venire indicazioni più concrete e operative. Sarebbe ora che chi è chiamato a governare e decidere, si ricordi una buona volta di farlo.

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