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Noi e l'Africa

C’è un'economista nata e cresciuta nello Zambia cha ha scritto un libro controcorrente sugli aiuti all'Africa. Infatti, l'autrice del saggio La carità che uccide (Rizzoli), Dambisa Moyo, ha lavorato a lungo per la Banca mondiale a Washington e nelle più importanti banche d'affari americane. Dambisa ha dimostrato che il programma di aiuti dei Paesi occidentali (oltre mille miliardi di dollari a partire dagli anni ’50) si è rivelato un danno per le disastrate economie dell'Africa subsahariana. Che cosa impedisce dunque a questo continente di affrancarsi dall'atavica povertà? Secondo l'economista africana la responsabilità maggiore è da attribuire proprio agli aiuti internazionali, un'elemosina che, nella migliore delle ipotesi, costringe l'Africa a una perenne adolescenza economica rendendola sempre dipendente dall'Occidente. Non solo, ma quell'incontrollato fiume di denaro ha fatto aumentare la corruzione e il peculato, anche perché non esiste ancora una classe imprenditoriale africana in grado di mettere in piedi aziende solide. L'alternativa, secondo l'autrice, è il modello proposto dalla Cina, che negli ultimi tempi ha sviluppato una partnership efficiente con molti Paesi della zona subsahariana. L'economista sembra innamorata di questa formula sofisticata che, per la verità, costituisce una trovata geniale del colosso cinese per sfruttare le immense materie prime del continente africano, a partire dal petrolio.  Largamente su questa linea si colloca lo studioso svizzero Jean Ziegler (è stato relatore all'Onu per i diritti all'alimentazione) col saggio L'odio per l’Occidente (Tropea editore). L'autore spiega le ragioni di quest'odio, che non sono solo quelle che si ritrovano nei fondamentalisti musulmani ma anche in quei milioni di persone che rifiutano l'assistenzialismo dell'Occidente e si organizzano pacificamente. Ziegler cerca di rispondere a domande sulle ingiustizie nel Terzo Mondo, sulle responsabilità, non solo storiche, dell'Occidente e soprattutto analizza le gravi violazioni ai diritti umani troppo diffuse nel continente africano. Citiamo solo una frase per darne un'idea: «Uomini, donne e bambini massalit, fur e zaghava muoiono a migliaia sotto i bombardamenti degli Antonov o trafitti dalle lance delle milizie a cavallo arabe, i janjawid. Simili a cavalieri dell'Apocalisse questi assassini piombano sui villaggi africani stuprando, mutilando, sgozzando donne e ragazze, gettando bambini ancora vivi nelle capanne in fiamme, trucidando uomini, adolescenti, vecchi. I janjawid uccidono per ordine dei generali al potere a Khartum, a loro volta pilotati a distanza dai “pensatori” del Fronte islamico di salvezza». Il governo di Khartum è sostenuto dalla Cina e il dittatore del Sudan Omar al-Bashir è stato incriminato per crimini contro l'umanità dalla Corte penale internazionale.




Sull'Africa vi sono due altri saggi importanti pubblicati in queste settimane. Il primo, di John Thornton (docente di storia alla Boston University) ha per titolo L'Africa e gli africani nella formazione del mondo atlantico (1400-1800) (il Mulino). Nel libro si ricostruisce l'intensa rete di rapporti che si è formata nell'età moderna fra Europa, America e Africa: dalla tratta degli schiavi al colonialismo, economico, politico e culturale. Il secondo saggio, Tutto quello che dovresti sapere sull'Africa e che nessuno ti ha mai raccontato (Newton Compton editori), è stato scritto da Giuseppe Carrisi, un giornalista esperto di problemi dei Paesi poveri. L'autore ricorda i mali storici dell'Africa (povertà, pestilenze, guerre interminabili, neocolonialismo). A questi mali si sono aggiunti negli ultimi anni le «nuove piaghe»: dalla droga alla pirateria, all'emergenza climatica, all'Aids. Oggi, documenta Carrisi, il continente africano è vittima di una nuova forma di colonialismo,che vede in campo nuovi protagonisti (Cina, India, Brasile, Iran), oltre a quelli tradizionali (Usa, Europa). C'è una nota di ottimismo in questo saggio. L'autore sostiene che, grazie alla maggiore richiesta di petrolio africano, il continente sta conoscendo una nuova stagione per recuperare i forti ritardi del passato. Non condividiamo questo ottimismo anche perché le materie prime, sfruttate dai neocolonialisti (Cina compresa), stanno alimentando nuove tensioni e guerre interne, con gravi violazioni dei diritti umani, che l'Onu conosce ma che si mostra impotente a fronteggiare.

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