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Mazzola e gli azzurri: "L'indifferenza peggio dei pomodori in faccia"

L'ex giocatore della Nazionale ricorda le contestazioni con i quali i tifosi accolsero lui e i compagni dopo i Mondiali del '66 e del '70

ROMA. Sandro Mazzola è rimasto in Sudafrica come commentatore per la Rai. Quarant’anni fa era tra gli azzurri che subirono il lancio di ortaggi al rientro dal Messico, nonostante il secondo posto al Mondiale. Idem 4 anni prima, al ritorno dopo la sconfitta con la Corea del Nord. “Stavolta il rientro degli azzurri è scivolato via nell’indifferenza – racconta -, al posto loro avrei preferito prendermi pomodori in faccia, perchè è peggiore la non considerazione attuale”.

Cosa ricorda dell’accoglienza del 1970?
“Arrivò subito un pullman a prenderci, restammo effettivamente molto male. In aereo ci avvisarono della presenza di tifosi sulla pista, pensavamo ci volessero festeggiare per il podio che all’epoca mancava da 32 anni, invece... Il lancio non ci toccò più di tanto, sul piano fisico, poichè ci rifugiammo sul torpedone”.



Lei rimase più scosso nel 1966, dopo l’Inghilterra.
“Quella contestazione fu molto più tosta, anche se non è così ricordata. Scesi dall’aereo a Genova, trovammo sulla pista la macchina di Gigi Meroni, una vistosa Balilla guidata dalla fidanzata. Era notte, scappammo da un’altra parte perchè non era il caso di affrontare la folla. Andai via con Leoncini”.



La sconfitta con la Slovacchia è paragonabile a quella con la Corea?
“Noi avevamo un’attenuante, giocammo quasi tutta quella gara con l’uomo in meno, per l’infortunio al povero Giacomo Bulgarelli, non erano ammesse le sostituzioni. Andai in vacanza con la famiglia, sulle montagne liguri, in una località che aveva solo un albergo, per stare lontano dai tifosi: non volevo vedere nessuno, una sera mi annunciarono che un signore mi voleva parlare, era il ct Edmondino Fabbri, nascosto su una 1500 color ruggine. Girava con l’autista perchè la gente lo voleva picchiare: fece firmare anche a me un documento in cui denunciavamo di avere preso medicine che non ci facevano correre”.


Della spedizione in Sudafrica chi salva?
“Quagliarella, De Rossi perchè nelle prime due gare aveva retto tutta l’impalcatura, Montolivo e in parte Pepe e Di Natale”.

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