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Beni per tre milioni sequestrati a fiancheggiatori dei Lo Piccolo

Si tratta di aziende, immobili e disponibilità finanziarie di Tommaso Contino, Tommaso Macchiarella e Giovanni Cusimano finiti in carcere nell'ambito dell'operazione "Addio Pizzo 2"

PALERMO. Sequestrati beni mobili, immobili, aziende e disponibilità finanziarie per un valore di oltre 3 milioni di euro. L'operazione è stata compiuta a Palermo dalla Guardia di finanza e ha riguardato il patrimonio di  fiancheggiatori dei boss Salvatore e Sandro Lo Piccolo, padre e figlio, arrestati il 5 novembre 2007 dopo una lunga latitanza. Tre i provvedimenti di sequestro emessi dalla sezione misure di prevenzione del tribunale di Palermo.
Le indagini, coordinate dal procuratore aggiunto di Palermo, Roberto Scarpinato, sono state condotte dal Gico della Guardia di finanza. I fiancheggiatori dei Lo Piccolo, Tommaso Contino, Tommaso Macchiarella e Giovanni Cusimano erano stati arrestati su ordinanza del Gip emessa il 21 marzo 2008 nell'ambito dell'operazione "Addio Pizzo 2".   
Contino, 48 anni, è ritenuto organico alle famiglie dei quartieri palermitani Tommaso Natale e Partanna-Mondello, per le quali si occupava della riscossione del pizzo. E' accusato, inoltre, con Salvatore e Sandro Lo Piccolo, di estorsione ai danni della società che gestisce la discoteca Scalea Club. Di lui, intorno alla fine degli anni 90, parlano anche i pentiti Francesco Onorato e Giovan Battista Ferrante.   
A Contino è stata sequestrata, tra l'altro, una quota societaria della J Costruzioni di Monsummano Terme (PT), conti correnti, polizze assicurative, per complessivi 330 mila euro.    Macchiarella, 56 anni, è accusato anche di estorsione nei confronti di Carlo Razzanelli, titolare insieme al fratello della società Hidratite. L'imprenditore ha confermato di aver versato seimila euro l'anno, tra il 2004 e il 2007, a Macchiarella, suo cliente e titolare della ditta Fimat, società ora sequestrata, insieme ad altri beni, per un valore di circa 800 mila euro.   
Infine, Cusimano, 69 anni, è accusato di avere fatto parte attivamente di Cosa nostra, di avere riscosso il pizzo in numerosi negozi e di essersi occupato dell'estorsione ai danni della società commerciale "Fabbrica delle Idee", alla quale imponeva anche l'assunzione di personale. I beni sequestrati a Cusimano ammontano a circa 1,9 milioni di euro.

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