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L'eterna tentazione dei precari

Non c’è niente da fare. La tentazione di nuovi precari è irresistibile per la politica siciliana. Ogni fessura è buona per far entrare una leggina. Se si chiude uno spazio si cerca immediatamente l'alternativa. Un gioco delle tre carte condotto con estremo cinismo. Un gioco di prestigio che serve solo a creare illusioni. Innanzitutto alle spalle degli stessi lavoratori che continuano a sperare in un progetto chimerico. Le manovre parlamentari servono, infatti, ad alimentare aspettative senza futuro. I soldi sono terminati ed è chiaro che da Roma non ne arriveranno altri. La missione a Palazzo Chigi dei vertici della Regione non ha avuto successo. Il governo non autorizzerà la rottura del Patto di Stabilità interno che sta impedendo all'Italia di finire come la Spagna e la Grecia. Il passaggio è delicato. Figuriamoci che cosa accadrebbe se i mercati si accorgessero che anche l'Italia sta deviando dalla strada del rigore. Sarebbe una catastrofe: viste le dimensioni del nostro debito pubblico l'eventuale attacco ai Btp renderebbe fragile il futuro della moneta unica. Inutile insistere. Inutile che a Palermo ci sia ancora voglia di giocare sperando di pescare il jolly dal mazzo. La fortuna ha girato le spalle. Il riconoscimento della realtà ed una assunzione complessiva di responsabilità sarebbe la via d'uscita migliore. Anche dal punto di vista politico. Invece niente. A Palazzo dei Normanni non si rassegnano. Una cocciutaggine che sembra cecità. È stata riproposta la riassunzione per i 270 dipendenti dei consorzi di bonifica senza contratto da un anno e mezzo. La norma era già presente nella legge Finanziaria. Il presidente Cascio l'aveva fatta stralciare. I proponenti ora hanno addirittura cercato di allargare le maglie. Non solo i precari dei consorzi di bonifica ma anche i salvataggi inizialmente presenti nella Finanziaria. La presidenza dell'Ars è intervenuta. Tutto bocciato tranne il rinnovo del contratto per i 270 della prima ora.  Nonostante la cura dimagrante, però, la leggina risulta indigeribile. I soldi non ci sono e non si sa dove trovarli. Né potrebbe essere altrimenti: il bilancio della Regione è impegnato quasi per intero nei trasferimenti (stipendi, pensioni e altre spese correnti). Per dare lo stipendio ai precari bisognerebbe ridurre la busta paga a qualche altro. Impossibile. Così il meccanismo continua a ruotare come fosse una vite spanata. Una circolarità senza direzione. Inutile movimento verso il nulla. Dire che i pochi soldi rimasti non possono finire nella voragione sarebbe un gesto di grande onestà politica. Prima ancora che morale.

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