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Diabete, le disparità dei servizi in Italia

Ci sono regioni "fortunate" come Piemento e Toscana, dove i pazienti hanno tanti vantaggi, mentre per quelle del centro - sud rimane ben poco

PADOVA. Il federalismo in sanità è già una realtà da tempo, ma non sempre questo è un bene. Nel caso dei pazienti diabetici, ad esempio, se si nasce nelle regioni 'fortunate' come il Piemonte o la Toscana si possono avere la palestra gratis o essere sicuri che in caso di crisi il proprio figlio riceva la sua dose di insulina a scuola. Chi invece è 'sfortunato', come i malati laziali, paga di tasca sua prestazioni che altrove vengono fornite dal Sistema Sanitario Nazionale. La fotografia regionale è stata scattata dagli esperti della società italiana di Diabetologia (Sid), ed è stata presentata a Padova durante il congresso nazionale. Quasi tutte le Regioni, si legge nel rapporto, hanno organizzato servizi sul territorio ma la gestione integrata dei medici di base, con protocolli di cura e programmazione dei controlli condivisi, seppure prevista e auspicata in ben 15 Regioni, resta di fatto sulla carta: "Una disparità legislativa si traduce in una disparità assistenziale- osserva Gabriele Riccardi, presidente SID - chi vive in una delle Regioni che non hanno una normativa precisa rischia di non accedere al miglior trattamento possibile o di dover pagare per prestazioni che altrove vengono rimborsate".   La legge di riferimento è la 115 del 1987, che definisce diabete una patologia 'di alto interesse sociale'. La classifica vede Toscana e Piemonte come le più virtuose, con la prima che é l'unica ad aver previsto la somministrazione dell'insulina a scuola ai bambini, seguite da Lombardia, Marche ed Emilia Romagna. A metà la Campania, che ha prodotto atti normativi generici e spesso privi di copertura finanziaria e il Veneto. Fanalini di coda la Liguria, priva di una legge regionale sul tema al pari della Calabria, la Puglia, con poche righe dedicate nel Piano Sanitario Regionale, e  la Basilicata. Per cercare di diffondere le pratiche delle regioni migliori la SId sta preparando un documento-guida nazionale, che affiancherà le nuove linee guida per le terapie diffuse durante il congresso: "Innanzitutto, abbiamo indicato al primo posto fra le terapie del diabete la ricerca di uno stile di vita sano - spiega Riccardi - le linee guida di altri Paesi raccomandano subito i farmaci, noi riteniamo che l'intervento sullo stile di vita sia il primo da mettere in atto e non abbandonare mai. Abbiamo inoltre stabilito che per la diagnosi di diabete si potrà utilizzare anche il test dell'emoglobina glicata: un esame semplice che stima i livelli di glucosio nel sangue nell'arco di due-tre mesi".   

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