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Schillaci: Di Natale ripeterà il mio Mondiale

L'eroe delle notti magiche: "Mi rivedo nell'attaccante dell'Udinese". Su Italia '90: "Avrei barattato il titolo di capocannoniere con la coppa"

PALERMO. Vent’anni e un giorno fa, stadio Olimpico di Roma tutto esaurito per il debutto dell’Italia nel Mondiale in casa. Gli azzurri macinano gioco e occasioni ma non riescono a trovare la via della rete. Lindenberger,  il portiere dell’Austria, sembra Jascin: imbattibile. È il 75’, il ct Azeglio Vicini gioca la carta della disperazione: dentro Totò Schillaci, fuori Carnevale, che non la prende benissimo. Al piccolo numero 19 palermitano bastano quattro minuti. Cross dalla destra di Vialli, Totò svetta fra i giganti austriaci e batte Lindeberger. L’Olimpico esplode, l’idolo del Celeste diventa l’eroe azzurro.

Schillaci, vent’anni fa a quest’ora cosa stava facendo?

“Ero in ritiro a Marino con la Nazionale”.

Sì, ma ricorda cosa aveva combinato la sera prima, il 9 giugno 1990. Vicini che la chiama dalla panchina, il gol all'Austria...

“Confesso che a prescindere dagli anniversari, i flash di quei momenti mi vengono sempre. E se non ci penso io, è la gente che mi ferma per strada a ricordarmi le notti magiche”.

Notti magiche che però non riuscì mai a ripetere. Sports Illustrated, celebre rivista americana, l’ha inserita al primo posto nella lista dei calciatori che hanno toccato il picco ai Mondiali e non si sono confermati nel corso della carriera?

“Sono comunque lusingato dalla citazione di un giornale così importante. Tra il 1989 e il 1990 passai dalla serie B col Messina alla Juve e poi alla Nazionale. Fu un anno di trasformazione. Dopo Italia ’90 c’erano grandi aspettative su di me e al minimo errore tutti mi aspettavano al varco. Ho avuto dei problemi fisici che non mi hanno più permesso di giocare ad alti livelli con continuità”.

Baratterebbe quel Mondiale con una carriera sempre ai vertici?

“No, perché è il sogno di tutti i calciatori indossare la maglia della Nazionale. E io proprio in azzurro ho toccato l’apice. Avrei, invece, rinunciato al titolo di capocannoniere pur di vincere quella coppa”.

A quale di quei sei gol è rimasto più legato?

“Un attaccante è affezionato a tutte le reti, ma proprio quella con l’Austria che mi sbloccò e che convinse Vicini a darmi definitivamente fiducia ha un posto speciale nel mio cuore”.

Dica la verità, quando ha visto quattro anni fa Cannavaro e compagni alzare la coppa, cosa ha provato?

“Ero felice da italiano, ma non nego che ho guardato quelle immagini con un pizzico di invidia. Avevamo un grande gruppo nel ’90 e non aver conquistato il titolo mondiale di fronte ai nostri tifosi resterà sempre un grande rimpianto”.

Ora si trasformi in scommettitore,  chi vince questo Mondiale?

“E’ un torneo strano, parecchio equilibrato dove tutte possono vincere. Si potrebbe dire l’Inghilterra, la Spagna, l’Argentina, il Brasile, ma potrebbe anche esserci una sorpresa e io punterei anche sul Camerun”.

E l’Italia?

“Non è fra le favorite, è una Nazionale tutta da scoprire, un mix tra i reduci di Berlino e nuovi elementi proposti dal nostro campionato. Però si sa, quando poi il gioco si fa duro, l’Italia c’è sempre”.

Chi farà il Totò Schillaci in Sudafrica?

“Di Natale. E' un ragazzo serio, bravo tecnicamente che merita un exploit. E poi anche se gioca un po’ più defilato mi rivedo in lui”.

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