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La corsa per una nuova Bellolampo

I progetti e i finanziamenti per salvare la discarica palermitana. Si studia un collegamento tra quarta e quinta vasca per far fronte all'emergenza rifiuti

PALERMO. Un’emergenza dietro l’altra. Un progetto dietro l’altro. Non c’è tregua per Bellolampo. Il timore di una Palermo assediata da montagne di rifiuti è altissimo. Ed ecco allora la corsa contro il tempo. La quinta vasca nuova di zecca non è ancora operativa e già si progetta una prosecuzione. E poi, dopo, sarà necessaria un’alternativa. Il sopralluogo di giovedì che spazza via ogni dubbio sulla capienza della quinta vasca, 170 mila metri cubi e tre-quattro mesi al massimo abbancando spazzatura in deroga alle normali pendenze, ha avuto un effetto. L’accelerazione su progetti, summit e finanziamenti. Ora c’è la consapevolezza che bisogna correre per realizzare una nuova Bellolampo. «I tempi sono stretti, ma c’è la volontà di intervenire, il dialogo va avanti a ritmi serrati col governo di Roma con quello regionale e col Comune. L’emergenza è nazionale e ne abbiamo la consapevolezza», ammette Sebastiano Sorbello uno dei commissari che oggi gestice l’Amia (l’altro è Paolo Lupi).
Proviamo a tracciare il ruolino di marcia di Bellolampo. La quarta vasca sarà attiva fino al 30 giugno (guadagnati venti giorni grazie a piccoli aggiornamenti tecnici); la quinta vasca dura, nella migliore delle ipotesi, altri tre-quattro mesi, cioè ottobre-novembre 2010. Ed ecco che per dare spazio ai duemila metri cubi di spazzatura conferiti ogni giorno a Bellolampo si sta già lavorando a un collegamento tra quarta e quinta vasca, per il quale occorre tecnicamente un parere del ministero e un progetto completo in ogni parte. L’unione tra le due vasche darebbe un’autonomia, secondo i primi calcoli, di altri sei mesi. Ed arriviamo così al mese di aprile del 2011. E dopo? Quale destinazione per i rifiuti del capoluogo siciliano? Spiega ancora il commissario dell’Amia Sorbello: «Un’ipotesi è quella di realizzare una discarica nell’area che doveva essere utilizzata per il termovalorizzatore, ma è solo un’ipotesi. Ci sono altre alternative allo studio e dovremo sciogliere il nodo entro poco tempo, Noi non vogliamo imporre soluzioni». Quella del termovalorizzatore, per intenderci, è quella che gli addetti ai lavori chiamiano ex area Pea, alcune decine di ettari a poca distasnza dalle vasche già piene di rifiuti. Oggi gravato da un contenzioso tra il gruppo Falck che lì doveva realizzare l’inceneritore, il sito potrebbe ospitare, secondo i primi calcoli, una discarica da quattro milioni di metri cubi. «Ma sarebbe necessario andare per lotti funzionali, in modo da realizzare già una prima parte che potrebbe essere operativa a partire dalla prossima primavera», afferma Federico Vagliasindi, il docente universitario di Catania ed esperto nominato dai commissari dell’Amia. Vagliasindi ha anche incassato la piccola vittoria sui numeri. Era lui a sostenere che la quinta vasca, i cui progettisti sono l’ingegnere Manlio Averna e il dottor Maurizio Croce, ha una base di 26 mila metri quadri e non potrà contenere più di 170 mila metri cubi senza deroghe sulle pendenze. Il sopralluogo tra i tecnici si è svolto giovedì scorso. E ha fatto chiarezza sulla capienza della quinta vasca di Bellolampo su cui lo stesso sindaco Cammarata aveva chiesto chiarimenti al ministro dell’Ambiente Stefania Prestigiacomo. Perché dalla prefettura arrivavano invece cifre diverse e più ottimistiche. Che adesso sono state smentite. Intanto domani cominciano le trivellazioni per capire quanto percolato c’è sotto i rifiuti di Bellolampo, un dato molto atteso. Anche perché pende un’inchiesta della Procura che vede indagato lo stesso sindaco Cammarata per disastro doloso.

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