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Il Salinas riapre con gli "argenti di Morgantina"

Il museo archeologico palermitano da ieri in alcune sale non sottoposte al restauro ospita il tesoro tornato in Sicilia. I pezzi, acquistati sul mercato clandestino, si trovavano al Metropolitan di New York

PALERMO. «Scoperti» per due corna. Perché fu la coppia di ornamenti di un elmo ad instradare l'archeologo Malcom Bell III che da lì a poco individuò con sicurezza, nei reperti esposti al Metropolitan museum di New York, gli «argenti di Morgantina». Ora i sedici straordinari pezzi sono finalmente ritornati in Italia e, dopo una breve tappa romana, sono esposti da ieri al Museo archeologico Salinas che così ha riaperto alcune sale, non sottoposte al restauro.
Sedici pezzi in argento dorato, di produzione e cronologia diversa, ma comunque realizzati intorno al III secolo a.C. Nove degli argenti sembrano destinati al simposio»: due grandi coppe (mastoi) con piedini a forma di maschere teatrali, per mescolare il vino con acqua ed essenze, per essere poi servito tramite una brocchetta (olpe) e un mestolo (kyathos), in quattro coppe ed in una tazza a due anse (Skyphos). A questi pezzi si aggiungono un piatto «ombelicato», un piccolo altare cilindrico (bomiskos), due pissidi con coperchi decorati, e la famosa coppia di corna bovine che probabilmente appartenevano ad un elmo da parata. Infine, il pezzo forse più prezioso, di certo il più affascinante: un medaglione che raffigura Scilla, ninfa amata da Glauco e trasformata dalla gelosa Circe in un mostro con musi di belve feroci al posto delle gambe. I sedici argenti furono scoperti dai tombaroli intorno al 1980 - sul luogo dello scavo fu trovata una moneta da 100 lire datata 1978 - e acquistati dal Met sul mercato clandestino (pagati 2.700.000 dollari dal commerciante Robert Hecht). Ma i boatos del ritrovamento furono più forti. Così grazie alle indagini dei carabinieri e alle ricerche archeologiche di Bell a Morgantina, gli argenti vennero identificati come provenienti dagli scavi siciliani e l'Italia ne ha chiesta la restituzione. Dopo la mostra palermitana (che si conclude il 5 agosto) gli argenti voleranno a Shangai per poi raggiungere le loro teche definitive, al museo archeologico di Aidone. «Non siamo i discendenti diretti ed eredi del proprietario, Eupolemos - sorride il sindaco di Aidone Filippo Gangi - è giusto che gli argenti tornino a casa». Oggi la mostra sarà aperta gratuitamente dalle 8,30 alle 13,30. Da martedì si pagherà il biglietto, 1 euro per i residenti nel Palermitano, 4 euro per gli altri. Sarà una bella occasione per visitare circa la metà della collezione dell'Archeologico. Sottoposto a restauro, il Salinas ha aperto l'atrio e una sala con la «Pietra di Palermo» e due sarcofagi; e gran parte del primo piano dove sono esposti il frammento del Partenone, il «Decreto di Entella», antiche maioliche di Caltagirone, la sala bronzi riallestita, con l'«ariete di Maniace» appena ripulito, e la Coroplastica della Stipe votiva dal santuario della Malophoros di Selinunte. «Presto i lavori si sposteranno nel resto del museo, non è ancora stato deciso se dovremo a chiudere per poco tempo. Nel frattempo a settembre la collezione Casuccini sarà esposta all'Albergo delle Povere», spiega la direttrice Giuseppina Favara.

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