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Dunant, l'antesignano della Croce rossa

Quest’anno ricorre il centenario della morte di Jean Henry Dunant. Dunant! Chi era costui? Molti cittadini e lettori si porranno questa domanda, parafrasando la dubbiosa perplessità ruminata da Don Abbondio nel capolavoro di Manzoni «I Promessi Sposi». Dunant - nato l'8 maggio 1828 a Ginevra da ricca famiglia, di religione calvinista - lavorò tutta la vita per costruire ponti di pietà e comprensione tra tutti gli uomini, con un principio che lo guidò sempre: «Gli uomini possono ancora combattersi, ma la loro vita è sempre sacra; quando avvenga che la loro vita sia in pericolo, debbono sparire le inimicizie per salvare, in ognuno, la comune umanità». Con la sua intuizione e la sua ostinata perseveranza fu uno degli antesignani della organizzazione della Croce Rossa internazionale.  
Dunant sembrava destinato a un’attività bancaria o imprenditoriale, che in effetti condusse con scarsa fortuna, arrivando ad essere dichiarato fallito per un milione di franchi, un’enormità per quell'epoca. Svolse sempre attività filantropica e di fratellanza e, per questo, da tutti fu ritenuto massone, malgrado le sue smentite. A Parigi condivise l'esperienza della Comune e a Londra manifestò contro la schiavitù. Visse gran parte della vita di carità, quasi da «barbone», alloggiato anche in ospizio. Nel 1895 l'Europa ritornò a ricordarsi di lui e l’Imperatore di Russia gli donò una rendita annua più che dignitosa. Nel 1901 vinse il Premio Nobel per la pace. Morì il 30 ottobre del 1910 nella sua casa di Heiden.
All’alba del 25 giugno 1859, il capo di stato maggiore dell'esercito sardo, generale Enrico Morozzo Della Rocca, diramava un sobrio comunicato che annunciava: «Ieri, 24, ebbe luogo una grande battaglia a Solferino, nella quale si trovò impegnato tutto l'esercito degli alleati, il combattimento fu lungo ed accanito. Durò dalle ore 6 del mattino sino alle 9 di sera. Gli austriaci, sebbene superiori in forze, furono respinti su tutta la linea».  
Dunant, durante un viaggio sostò a Castiglione delle Stiviere nella giornata del 24 giugno 1859, visse quell'alba di orrore e ne serbò un ricordo indelebile, che sintetizziamo con le sue parole. Novemila feriti transitano per Castiglione: francesi e tedeschi alla rinfusa, arabi e slavi; nelle cunette della via principale scorre il sangue. Cinquecento sono ammucchiati nella Chiesa Maggiore per consumarvi un'agonia senza speranza, con le piaghe coperte di mosche e di vermi, tra il fetore delle deiezioni e delle purulenze, gonfi di cancrena o squassati dalle convulsioni tetaniche, senza letti né biancheria né bende né medicine, stravolti dal dolore e dalla disperazione. Era l'epoca in cui gli eserciti avevano più cavalli e muli che medici e infermieri.
Un finanziere svizzero trentenne, impeccabilmente vestito di bianco per difendersi dalla calura, da allora si trasforma in buon samaritano, deciso a sacrificarsi per realizzare l'ideale umanitario della Croce Rossa. Sulla base della sconvolgente esperienza tra il 1859 e il 1862 scrisse il libro Un souvenir de Solférino, che ebbe successo europeo e varie edizioni, facendo prendere corpo alla costituzione di una associazione umanitaria internazionale. Vera e propria pietra miliare nella nascita della Croce Rossa.
In questo saggio-diario, Dunant scrive con infinita pietà «Da tre giorni, ogni quarto d'ora, vedo spirare un uomo». Inesperto di medicina, egli si prodiga allora con tutte le sue forze ad assistere e confortare quei miseri, incoraggia la popolazione a dar soccorso, anima donne e tenere giovinette a dissetare, a umettare la piaghe, a dire parole di conforto; manda la sua carrozza a Brescia e ne riporta bende e ingenue medicine, limoni, tabacco, barlumi e speranze. Il Souvenir è un appello all'altruismo, a favore dei deboli, feriti, malati, mutilati, moribondi, uccisi. Una pubblicazione che ha cambiato il mondo.  
L'itinerario successivo lungo e complicato, che poi divenne valanga, portò alla istituzione della Croce Rossa Internazionale, con la prima convenzione di Ginevra del 1864 e, via via, con la ratifica degli enti internazionali preposti. Una organizzazione di società nazionali, collegate tra loro (nel 1876 l'Impero Ottomano aderì, istituendo la Mezzaluna Rossa, con emblema dovuto a motivi religiosi), per l'assistenza e il soccorso in guerra e pace, che ha raggiunto l'universalità.
Simbolo è la croce rossa in campo bianco, quale omaggio alla Svizzera - con i colori invertiti della sua bandiera - per avere per prima realizzato l'istituzione e per la sua storica e indiscussa neutralità. La Croce Rossa in Italia si costituì a Milano, subito dopo la convenzione di Ginevra, per iniziativa dell'associazione medica di quella città.
Nel processo di edificazione del diritto umanitario, prima della sua codifica, è doveroso ricordare Florence Nightingale, che aveva creato nel 1854 il primo ospedale da campo dei tempi moderni e il farmacista francese Henry Arroult, che nel 1861 scrisse un libro sul rispetto dei feriti e l'intangibilità dei chirurghi militari.
Ma soprattutto grata memoria, per rispetto e testimonianza, merita Ferdinando Palasciano nativo di Capua, chirurgo militare nell'esercito borbonico e, successivamente, chirurgo primario dell'Ospedale degli Incurabili di Napoli, quindi professore ordinario in quell'ateneo e senatore del Regno d'Italia. Egli in una celebre conferenza, tenuta all'Accademia Pontaniana della città partenopea il 28 aprile 1861, affermò l'inviolabilità dei feriti di guerra. Malgrado la sua primazia e il suo fervore, all'estero questa verità è stata trascurata e accantonata.  
Oggi le intuizioni di precursori e pionieri trovano piena attuazione nei sette principi fondamentali del movimento internazionale della Croce Rossa: umanità, imparzialità, neutralità, indipendenza, volontariato, unità e universalità. In Italia la Croce Rossa è costituita da un comitato centrale e si articola in comitati regionali, provinciali e locali. Le componenti sono sei, due ausiliarie delle Forze Armate e quattro a caratteristica civile. Molteplici e tutte altamente commendevoli sono le attività di servizio e i campi di interesse: primo soccorso, educazione sanitaria, diritto internazionale, lavoro a favore dei giovani, protezione e difesa civile, pratiche socio-assistenziali. Una particolare e riconoscente menzione si deve al Corpo delle infermiere volontarie, comunemente definite crocerossine o sorelle. Veri e propri «angeli della sanità», disponibili e sorridenti, guidate da un nobile principio: accorrere per soccorrere. Virtù e obiettivi della medicina umanitaria sempre fragili e in pericolo.
Lo confermano le parole lungimiranti, ancor oggi di grande attualità che Henri Dunant scrisse, nel 1891, nel volume «L'avvenire sanguinoso»: «Uno dei caratteri che più colpiscono è la fragilità della pace. Tutti i governi si affrettano zelantemente ad affermare le loro intenzioni pacifiche. Non c'è sicurezza, non c'è affatto una pace reale e durevole; i popoli si armano a gara fra loro ed è triste constatare che in realtà la civiltà, il progresso delle scienze, delle arti, dell'industria non hanno per nulla addolcito le rivalità delle nazioni, né calmato le ambizioni, le avidità e lo spirito bellicoso dei popoli, più che mai volti verso la conquista».

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